I recenti interventi di Tria sulle prospettive della finanza pubblica sono motivo di enorme sollievo. Tria ha detto che è prioritario ridurre il debito pubblico e attenersi alle regole europee. Non solo, ha anche lasciato intendere che le previsioni tendenziali del DEF sono superate in quanto la congiuntura sta andando peggio di quanto era previsto. Il che significa che si assottigliano i margini di manovra per misure espansive.
Aggiungiamo che Tria sa benissimo che l’aumento dello spread sta provocando un doppio danno: un maggior onere per interessi che, a meno di un rapido rientro, potrebbe superare i 4 miliardi di euro nel 2019 e una restrizione creditizia che frena l’economia e può comportare una perdita di gettito fiscale di 2 o 3 miliardi.
Secondo alcuni banchieri, che sicuramente Tria ascolta, le banche avrebbero già cessato di erogare nuovo credito. Mentre Tria lavora per tranquillizzare i mercati, altri nella sua maggioranza fanno l’opposto, ad esempio, provocando, di fatto, l’isolamento dell’Italia rispetto ai suoi tradizionali alleati in Europa o nominando noti esponenti dell’area no-euro alla presidenza di importanti commissioni parlamentari.
In questo clima, a Tria si può perdonare qualche leggera sbavatura in punto di teoria economica. Carlo Cottarelli lo ha criticato perché ritiene che gli investimenti pubblici, per quanto utili, non siano al punto produttivi da autofinanziarsi. Più precisamente, l’affermazione di Cottarelli è che gli investimenti pubblici non possono determinare aumenti del Pil e dunque delle entrate fiscali a tal punto rilevanti da portare in equilibrio il bilancio.
Cottarelli ha ragione e dalla sua parte c’è molta letteratura e soprattutto la considerazione che non è vero che crescono di più i paesi o le aree con investimenti pubblici più consistenti. È decisiva la qualità degli investimenti. In definitiva, secondo Cottarelli, gli investimenti pubblici sono importanti, ma non possono essere svincolati da un ragionamento sulle compatibilità finanziarie. Cottarelli ha ragione, ma se la linea Tria prevalesse, anche con qualche piccola sbavatura, il paese sarebbe al sicuro. E questo, date le circostanze, ci basterebbe.
Giampaolo Galli
Inpiù, 26/06/2018