Giampaolo Galli ospite a tg La7 Night Desk – 13/09/2013

Giampaolo Galli e Oscar Giannino ospiti a Night Desk, il programma di informazione serale di La7 condotto da Flavia Fratello.

I temi affrontati: il sequestro del patrimonio del gruppo Riva e la continuità aziendale dell’Ilva, la ripresa economica e la stabilità del governo Letta, il futuro di Silvio Berlusconi e il voto sulla sua decadenza, la situazione in Siria e l’intervento degli Stati Uniti.

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“Per tagliare il cuneo fiscale si può sacrificare la cancellazione della seconda rata Imu” – Intervista a Giampaolo Galli su l’Huffington Post – 09/09/2013

Il blocco dell’aumento dell’Iva? “A rischio”. Il taglio del cuneo fiscale: “Auspicabile, anche a costo di sacrificare la cancellazione della seconda rata dell’Imu”. Giampaolo Galli, deputato Pd ed ex Direttore generale di Confindustria, di fronte al quotidiano susseguirsi di promesse di imminenti riduzioni di tasse cerca di riportare un po’ di ordine. “Dobbiamo essere consapevoli che tra Imu, Iva, Irap e cuneo fiscale non si può fare tutto”.

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Galli: “Solo così si può rilanciare l’occupazione”. La Stampa – 19/01/2013

LA STAMPA

19.01.2013

“Nel Breve periodo l’unica via è far ripartire le opere pubbliche”

Galli: “Solo così si può rilanciare l’occupazione”.

Intervista a Giampaolo Galli di Stefano Lepri

La recessione si allunga, il lavoro manca. Che ha da consigliare un ex direttore generale della Confindustria che si candida nel Partito democratico?

«Nel breve periodo l’unica cosa che possiamo fare – risponde Giampaolo Galli – è rilanciare gli investimenti in opere pubbliche, anche piccole, sfruttando i margini che si possono trovare senza turbare gli equilibri della finanza pubblica. Guardando oltre, direi che la madre di tutte le riforme è quella dell’amministrazione pubblica: anche, appunto, sotto il profilo dell’efficienza economica del Paese. Dobbiamo rifare uno Stato che ha procedure di funzionamento anomale, purtroppo uniche in Europa. Questo non è soltanto un costo grave per le aziende e per tutti i cittadini. E’ un freno all’innovazione e allo sviluppo. Pensiamo a una impresa che vuole spingersi in un settore di attività diverso, oppure a una nuova impresa o a un investitore estero: hanno difficoltà enormi a districarsi fra norme e apparati burocratici che non conoscono. E’ un limite alla mobilità fra settori e alla concorrenza forse più grave di quelli su cui indaga l’Autorità Antitrust».

Da vent’anni tutti i governi ci promettono la semplificazione burocratica. Finora di effetti ne abbiamo visti pochi.

«Dal punto di vista normativo è stato fatto moltissimo, ma i risultati sono modesti. Restano le sabbie mobili di tempi di decisione troppo lunghi e responsabilità imprecise. Prendiamo degli esperti di altri Paesi, come la Gran Bretagna o la Germania, portiamoli qui e vediamo che cosa ci suggeriscono. Ad esempio: da loro come si fa quando una impresa vuole ampliare un capannone? Bisogna rivedere tutto il funzionamento delle amministrazioni, passo per passo; in alcuni casi occorreranno grandi sforzi di immaginazione per costruire soluzioni del tutto diverse da quelle attuali».

Questo programma avrebbe potuto portarla anche nella lista Monti. Come mai ha scelto il Pd?

«Trovo nel Partito democratico, oltre a un solido ancoraggio europeo che è essenziale, una elevata corrispondenza tra le cose che si dicono e le cose che si fanno, e tra le cose che si dicono e quelle che sono vere. Chi guiderà l’Italia dovrà prendere decisioni difficili, che avranno successo solo se saranno percepite come eque: occorre un partito con un forte radicamento. E poi naturalmente apprezzo che Pierluigi Bersani si proponga di governare con uno schieramento ampio, aprendo al centro».

Al sodo, la principale differenza tra Bersani e Monti riguarda il lavoro. Si può ridare competitività all’Italia senza erodere i salari?

«Quando parliamo di un costo del lavoro per unità di prodotto che è salito del 30% rispetto alla Germania da quando c’è l’euro, dobbiamo sapere che questo dato sintetizza tutte le inefficienze del sistema-Paese, comprese quelle del settore pubblico. La componente della produttività che dipende dall’organizzazione del lavoro può essere affrontata solo a livello aziendale, come è stato fatto in Germania negli anni Duemila in un clima cooperativo tra imprese e sindacati; e secondo me si può farlo sulla strada segnata dall’accordo che la Confindustria firmò con tutti i sindacati, Cgil compresa, il 28 giugno 2011. Lì ci sono due principi di fondo: si può meglio cooperare se ci si conta – cioè se si misura quanto pesano i diversi sindacati – e se i diritti e i doveri sono uguali per tutti. Ovvero, nessun sindacato deve essere escluso, si decide a maggioranza, ma poi tutti devono rispettare le decisioni della maggioranza».

Galli: “Accuse generiche che non aiutano a ragionare” Il Messaggero – 18/01/2013

Il Messaggero

18.01.2013

Galli: “Accuse generiche che non aiutano a ragionare”

Intervista a Gian Paolo Galli di Barbara Corrao

«Mi pare normale che l’opinione pubblica si interroghi sul destino di 5.500 persone, e di altrettanti lavoratori dell’indotto. Succede in tutti i Paesi del mondo quando si verifica un evento così importante come la sospensione dell’attività produttiva in uno dei più importanti gruppi industriali nazionali».

Giampaolo Galli, economista ed ex direttore generale di Confindustria arruolato da Pierluigi Bersani nelle liste del Pd, rispedisce al mittente, cioè a Sergio Marchionne, le accuse di dichiarazioni oscene.

«Politici osceni» è l’accusa del numero uno del Lingotto. Si ritrova nell’identíkit? 

«È un’affermazione forte e non credo che aiuti a ragionare. Si tratta di una generalizzazione poco comprensibile: non tutti i politici hanno parlato e chi lo ha fatto ha manifestato opinioni di segno diverso. Di sicuro, non mi pare un’accusa che possa essere rivolta ai vertici del Pd».

Forse è rivolta a Mario Monti che ha assicurato di verificare «con grande attenzione» la richiesta di cassa integrazione su Melfi? 

«Sinceramente penso che la dichiarazione del premier Monti sia moderata ed equilibrata e che in nessun modo possa meritare una replica così pesante. D’altra parte, la crisi riguarda tantissime aziende e i fondi a disposizione sono limitati per problemi di bilancio pubblico: dobbiamo essere certi che vengano utilizzati al meglio e per tutte le categorie di imprese in difficoltà, dalle piccole alle medie o alle grandi dimensioni».

Il governo Monti non è riuscito o non ha potuto accogliere tutte le richieste delle imprese, a cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale. Quali priorità ha messo nella sua agenda? 

«C’è ancora molto da semplificare nelle procedure amministrative e molto da fare nella ricerca e innovazione, l’accesso al credito, l’internazionalizzazione e soprattutto nei pagamenti della pubblica amministrazione».

E il fisco? 

«Nel fisco la priorità è la riduzione del cuneo, cioè la differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e la busta paga percepita dal lavoratore. Dato che abbiamo anche altre riduzioni fiscali utili o necessarie, come per esempio quella dell’Imu sulla prima casa per le persone in difficoltà, la prima cosa da fare sarà verificare lo stato del bilancio pubblico appena avremo i dati del consuntivo 2012. E poi vedere di mettere in fila le priorità. Bisognerà considerare anche le spese necessarie come quelle per gli ammortizzatori in deroga».

A proposito, è d’accordo con Bersani che teme di trovare «polvere sotto il tappeto»? 

«Certamente. Credo ci sia un concreto rischio che il bilancio sia un po’ peggiore dell’obiettivo già nel 2012 e che nel 2013 non raggiunga, a politiche invariate, il pareggio strutturale di bilancio che invece si vorrebbe».

“Innanzitutto conti a posto, poi giù le tasse sul lavoro per rilanciare l’occupazione” – La Repubblica – 9/01/2013

La Repubblica

09.01.2013

“Innanzitutto conti a posto, poi giù le tasse sul lavoro per rilanciare l’occupazione”

Intervista a Giampaolo Galli di Roberto Pedrini

ROMA — Quello delle tasse è il nodo della campagna elettorale. Lei, dottor Galli, cosa ne pensa? In ballo ci sono Irpef, Imu, e la patata bollente della patrimoniale.

“La prima cosa da fare è verificare con Bruxelles a che punto stanno i nostri conti”, risponde Giampaolo Galli, economista con un curriculum top che va dalla Bocconi al Mit di Franco Modigliani, passa per il servizio studi della Banca d’Italia e arriva alla direzione generale della Confindustria. Ora candidato al Parlamento nelle file del partito di Bersani.

“Ricordo- aggiunge Galli – che l’obiettivo su cui il governo Berlusconi si è impegnato, confermato da Monti, era di arrivare al pareggio di bilancio strutturale nel 2013. Dobbiamo verificare se stiamo meglio o peggio. Se stiamo meglio ci possiamo domandare come utilizzare le risorse”.

Dunque, prudenza con la riduzione delle tasse.

“Ripeto, dobbiamo verificare il bilancio. Poi dobbiamo stabilire le priorità, perché dobbiamo pensare anche a sanità, pensioni e servizi ai cittadini. Se si guarda agli aspetti fiscali abbiamo tante emergenze: la campagna elettorale si sta focalizzando sull’Imu ed è possibile che qualche cambiamento vada fatto. Ma c’è anche una emergenza lavoro: se si interviene sul cuneo fiscale, si migliora la competitività delle imprese, si aumenta la convenienza ad assumere e si migliora la busta paga dei lavoratori. Dunque il cuneo fiscale non è meno importante dell’Imu”.

Pensioni e articolo 18: ritoccare o lasciare così quello che ha fatto Monti?

“Nelle linee di fondo, al di là di singoli aspetti di dettaglio, non bisogna disfare quello che ha fatto il governo Monti. Se si facesse una operazione di questo tipo rischieremmo sul piano della credibilità internazionale e dei mercati finanziari”.

Dottor Galli, perché il Pd?

“Perché il Pd è un partito che ha dimostrato serietà, cioè non fa promesse elettorali che non possono essere mantenute.

Che altro l’ha convinta ad accettare la sfida?

“Il Pd è anche un partito che ha dentro di se potenzialità riformatrici, come fu per Schroeder in Germania, il che è necessario per riportare l’Italia alla crescita economica. Inoltre il Pd ha una grande attenzione ai problemi reali dell’economia”.

Curare l’industria italiana: quali sono le “sue” priorità?

“I temi da affrontare sono: uno, l’accesso al credito che va migliorato; due, il problema dei pagamenti della pubblica amministrazione; tre, il rilancio dell’internazionalizzazione delle imprese; quattro, ricerca e innovazione; cinque, la semplificazione amministrativa, su cui bisogna fare ancora moltissimo. Infine è essenziale costruire una prospettiva credibile di riduzione delle tasse “.

Come si trova un tecnico come lei nella campagna elettorale dove il suo alleato Vendola dice che i ricchi devono andare all’inferno.

“Non ho alcuna familiarità con le campagne elettorali e gli scontri politici: dovrò imparare. Se mi riesce, vorrei usare la mia esperienza per dare un contributo di serietà e concretezza. Quanto a Vendola, osservo che tutti i grandi partiti europei hanno al loro interno posizioni differenziate. Oskar Lafontaine era compagno di partito di Schroeder, l’uomo che ha fatto le grandi riforme per la crescita nella Germania dei primi anni 2000

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