“La svolta buona?” – Forum con Nicola Rossi, Tiziano Treu e Giampaolo Galli – Europa 13/03/2014

Le scelte di Renzi. E’ davvero il piano shock che farà ripartire l’Italia e che imprese e cittadini attendevano? Le coperture ci sono? Europa lo ha chiesto a tre economisti di area: Nicola Rossi, Tiziano Treu, Giampaolo Galli.

«Il 2,6 è il margine massimo per evitare di rientrare nella procedura di deficit eccessivo. L’obiettivo di medio termine è l’elemento aggiuntivo che ha un aspetto quantitativo ma anche qualitativo, deve essere comprovata la capacità e la volontà del paese di perseguire aggiustamenti strutturali e permanenti laddove, come per l’Italia, ci sia un richiamo per squilibri eccessivi che hanno a che fare con scarsa crescita e debito eccessivo, cose vecchie che debbono essere ancora risolte». Sta nelle pacate ma precise parole di Pier Carlo Padoan la sostanza dello sforzo e dei tempi scelti da questo consiglio dei ministri per varare alcune misure e annunciarne altre. Le misure fiscali sono posticipate a maggio e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione dovrà sottostare al percorso di un disegno di legge. Sulla semplificazione del mercato del lavoro, invece, si procederà per decretazione d’urgenza. E poi c’è l’aumento dal 20 al 26 per cento delle tasse sulle rendite finanziarie. Per disegno di legge o per decreto? Al momento non si sa.

Europa ha raccolto i pareri a caldo di tre economisti di area, anche se molto diversi tra loro, per provenienza e per convinzioni.

«Sorprendente», per Nicola Rossi, ex consigliere economico del governo D’Alema, che «in Italia in tema di tasse si facciano ancora annunci. Veniamo da venti anni di annunci di tagli di tasse e credo francamente incredibile che, in assenza di provvedimenti immediati, si continui ancora a promettere soldi in busta paga». «Mi sarei atteso – prosegue Rossi – che un governo che vuole innovare interrompesse questa stagione di annunci». Per l’economista c’è poi un secondo elemento «preoccupante» e che riguarda la mancanza di certezze immediate sulle coperture con il rischio che siano di carattere una tantum: «Se ci saranno norme di legge per tagli di spesa futuri finanziate con provvedimenti anche solo in parte una tantum sarà minata la credibilità dell’intero provvedimento».

«Renzi ha detto una serie di cose molto importanti» è il commento a caldo di l’ex ministroTiziano Treu, autore di importanti riforme del lavoro negli anni novanta e di ulteriori proposte successive. «Innanzitutto, il consistente taglio dell’Irpef per i redditi bassi, anche se ci sarà da aspettare fino a maggio, e un pezzetto dell’Irap coperto dall’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, una misura di cui parliamo da tanto tempo». Rilevante, secondo Treu, è poi il taglio sui costi dell’energia e la riduzione dei costi dell’Inail, già decisa dal governo Letta, che ora diventa operativa. «Un alleggerimento sulle imprese c’è – sottolinea l’ex ministro – insieme ad un altro grosso segnale che va nella stessa direzione, e cioè il decreto che liberalizza l’adozione del contratto a termine, purché resti nel tetto prefissato. Anche di questo si parlava da tempo, bene che venga fatto». Bene anche il decreto sull’apprendistato, bene le altre deleghe e la Garanzia Giovani, anch’essa un’attuazione di una decisione di Letta. Quanto alle altre misure annunciate da Renzi, Treu ritiene una importante accelerazione la promessa di pagare tutti i debili della pubblica amministrazione entro luglio, come positivo è il piano riguardante le scuole. «Insomma, nell’insieme la spinta c’è – è il giudizio finale dell’ex ministro – e le coperture mi sembrano strutturali, le studieremo poi nei dettagli, ma conoscendo Padoan ritengo che non avrebbe permesso che venissero dette delle cifre se così non fosse. Certo, bisogna che tutto ciò che è stato annunciato e deciso accada davvero».

Per Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria e oggi membro Pd della commissione Bilancio della camera, quello illustrato da Renzi «è un quadro complessivo di grande determinazione a cambiare. A cominciare ad esempio dai contratti a tempo determinato per 36 mesi senza causale entro un tetto del 20%». «Ecco – spiega Galli – si tratta di un grande cambiamento che elimina un onere burocratico sul lavoro e si traduce in una semplificazione per chi vuole assumere. La causale, infatti, non solo è inutile ma espone le imprese a rischi legali rendendole di fatto meno propense ad assumere». C’è poi un secondo aspetto, tra gli altri, che colpisce favorevolmente Galli ed è quello che riguarda la decisione di finanziare la riduzione del 10% dell’Irap con l’aumento dal 20 al 26% della tassazione delle rendite finanziare: «È una scelta non facile e concreta che va nella direzione di favorire la competitività delle aziende. Soprattutto se si considera che fa parte di un dibattito pubblico che finora tuttavia nessuno, al di là degli annunci, era mai riuscito ad attuare». Galli coglie poi nell’illustrazione delle misure da parte di Renzi la volontà di ridurre l’imposizione di 1000 euro anche per quei redditi che si trovano al di sotto della no-tax area, ovvero coloro che guadagnano 8mila euro lordi l’anno. «Credo – conclude – che questo sia possibile riducendo e, di fatto, azzerando i contributi previdenziali a carico dei lavoratori».

@raffacascioli
@mcolimberti

Dalla rassegna di oggi La svolta buona?

“Il mio consiglio al Governo è di puntare tutto sull’Irap” Giampaolo Galli su Radio24 – 11/03/2014

“Io punterei tutto sull’Irap”. Così l’economista e deputato del PD Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio24. Galli precisa di “voler evitare di contribuire alla confusione di idee e di linguaggi che si sta impossessando del Parlamento e del rapporto tra gruppo parlamentare e Governo. Leggi tutto ““Il mio consiglio al Governo è di puntare tutto sull’Irap” Giampaolo Galli su Radio24 – 11/03/2014″

“Quote di Banca d’Italia: ecco come si rinforzano le nostre banche senza pesare sui contribuenti” intervista di Ernesto Auci a Giampaolo Galli su FIRSTonline – 29/01/2014

Spesso sorge il dubbio se le posizioni di Grillo e dei suoi “portavoce” su molti argomenti di economia e finanza siano dettate da malafede o da ignoranza. O magari da entrambe. Esempio emblematico è la battaglia che gli eroici deputati 5 Stelle stanno conducendo contro la così detta privatizzazione della Banca d’Italia che a loro parere rappresenterebbe un regalo alle banche fatto sulla pelle dei cittadini italiani i quali, come ha detto in Tv a Piazza Pulita un loro attivista, questo decreto equivale ad un prelievo sui conti correnti bancari dei privati risparmiatori. Leggi tutto ““Quote di Banca d’Italia: ecco come si rinforzano le nostre banche senza pesare sui contribuenti” intervista di Ernesto Auci a Giampaolo Galli su FIRSTonline – 29/01/2014″

No al ricalcolo delle pensioni. Commento ad un articolo di Tito Boeri, Fabrizio Patriarca e Stefano Patriarca – 22/01/2014

Tito Boeri, Fabrizio Patriarca e Stefano Patriarca con il loro “Pensioni: l’equità possibile” del 14.01.2014 propongono di chiedere un “contributo di equità” ai pensionati, basato sulla differenza tra pensioni percepite e contributi versati. Ricostruendo le storie dei contribuenti attraverso il cosiddetto “forfettone” (un metodo indicato in un decreto del 1997) calcolano lo scostamento tra pensione effettiva e contributivo. Per tale scostamento propongono di ricavare il contributo sulla base di un’aliquota progressiva pari al 20, 30 e 50% rispettivamente per pensioni tra 2 e 3 mila euro, 3 e 5 mila euro e superiori a 5 mila euro. Secondo le loro stime si ricaverebbe un risparmio di spesa pari a circa 4,2 miliardi di euro. Leggi tutto “No al ricalcolo delle pensioni. Commento ad un articolo di Tito Boeri, Fabrizio Patriarca e Stefano Patriarca – 22/01/2014”

Intervento nella discussione delle mozioni sulle “pensioni d’oro” – 08/01/2014

Signor Presidente,

onorevoli colleghi,

a partire dal tema delle pensioni d’oro sembra che nel Paese e in qualche misura anche in questa Aula, si sia aperta una sorta di contrapposizione tra giovani e anziani, tra lavoratori e pensionati, una contrapposizione che francamente, a mio avviso, non ha alcuna ragione di essere ma che in qualche misura motiva richieste di tagli non solo alle pensioni più scandalosamente elevate su cui Governo e Parlamento sono già intervenuti nella Legge di stabilità ma anche ad una gran massa delle pensioni in essere. Al riguardo, mi limito a tre brevi osservazioni, interverrà poi per il gruppo del Partito Democratico l’onorevole Damiano a favore, come io sono a favore, della mozione Gnecchi riformulata.

Uno, l’equità fra le generazioni non è funzione solo della variabile pensione; si potrebbe ricordare che coloro che oggi hanno 70, 80, 90 anni e che sono in pensione, hanno fatto la ricostruzione e il boom economico e lasciano in eredità ai giovani, assieme a problemi indubbi, una ricchezza industriale, immobiliare e finanziaria che ha pochi eguali in Europa e anche di questo forse occorrerebbe tenere conto.

Due: è vero, come è stato qui detto da vari oratori, che il ricalcolo con il nuovo sistema contributivo darebbe luogo a valori generalmente più bassi di quelli del sistema retributivo. Ma a coloro che propongono questo ricalcolo mi permetto di suggerire una riflessione: facciamo attenzione (poi lo approfondiremo), perché lo squilibrio è molto elevato per le pensioni medie e medio-basse, diciamo fra 1.500 e 3-4.000 euro, ma si riduce fino tipicamente ad azzerarsi per le pensioni più alte, perché il vecchio sistema retributivo conteneva in sé un forte meccanismo di solidarietà. Per cui il ricalcolo che è stato qui proposto in alcune mozioni rischia in pratica di avere effetti fortemente regressivi dal punto di vista della distribuzione del reddito.

Infine, terzo punto: la solidarietà. Molte critiche si sono levate anche oggi in quest’Aula contro la sentenza della Corte costituzionale del giugno scorso in materia di contributo di solidarietà; qualche mese fa c’è stato anche un simbolico, quanto a mio avviso assolutamente improprio, lancio di monetine sulla piazza del Quirinale contro la Corte costituzionale. Credo che molti abbiano frainteso: quella sentenza non dice affatto che non si deve fare solidarietà. Al contrario: quella sentenza dice che la solidarietà dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via.

Quella sentenza – e concludo – indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli. Mi auguro che il 2014 si apra all’insegna di un maggiore rispetto di quello cui abbiamo assistito nel recente passato fra le generazioni e fra le istituzioni della Repubblica.

Guarda il video dell’intervento

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