“Grazie Presidente, io vorrei ricordare come questo articolo risponda ad un appello accorato, direi preoccupato, delle autorità di vigilanza sulla base anche di raccomandazioni che sono già state ricordate del Fondo monetario e della Commissione europea. Il problema nasce da lontano, è da anni che se ne discute ma accelera nel 2013 quando non vengono soddisfatti i requisiti di capitale stabiliti a livello europeo e quindi si stava profilando il rischio che al problema del debito pubblico in Italia si sovrapponesse anche un problema di sostenibilità della situazione delle banche.
Si è rimediato nel corso del 2014 con grande fatica perché raccogliere capitali per queste banche è molto difficile, perché chi ci mette i soldi a quei soldi sa che non corrisponde un diritto di voto. Vorrei dire solo questo, che noi ragioniamo ancora in uno schema antico che è precedente alla direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, il cosiddetto bail-in. Si può essere d’accordo o non d’accordo ma quella direttiva e gli orientamenti che stanno prevalendo in tutto il mondo dicono che non solo non si salvano i banchieri – il che è giusto – ma non si salvano più le banche, si salvano solo i piccoli depositanti e per questo le banche devono avere un’elevata capitalizzazione. Io personalmente ho qualche perplessità su questa lettura che risponde però a un movimento di opinione molto diffuso che ha trovato il suo apice nel cosiddetto movimento Occupy Wall Street in base al quale si deve salvare main street, cioè meno ristrette c’è il piccolo depositante, le persone, e non Wall Street, cioè le banche. Allora il rischio derivante da un’insufficienza di capitale o da un eccesso di indebitamento di leverage di una banca è un rischio che diventa sistemico e gravissimo. Credo che a questo rischio e a questo appello che ci viene rivolto dalle autorità di vigilanza noi non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo dare una risposta urgente.”
Tag: FMI
“Il Def #cambiaverso” – Giudizi positivi e criticità nelle opinioni di Natale D’Amico, Giampaolo Galli, Paolo Onofri, Nicola Rossi, Giacomo Vaciago – Europa 10/04/2014
La strategia di fondo c’è. Le coperture pure. La scommessa anche. Il Documento di economia e finanza e il Piano nazionale delle riforme quest’anno cambiano verso e provano ad imprimere una diversa direzione alla politica economica italiana. Riservando così un assaggio in salsa comunitaria a quello che potrebbe essere il semestre di presidenza italiana dell’Ue.
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