Le regole esistenti in materia di diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali non bastano.
Lo sapevano già, tant’è che ad aprile scorso il ministro Del Rio dichiarava necessaria una revisione della normativa nel settore dei trasporti e auspicava l’introduzione di una soglia di adesione alle ragioni dello sciopero perlomeno del 51 per cento dei lavoratori. “È grave – dichiarava Del Rio il 30 aprile – che una minoranza, peraltro poco numerosa, condizioni la vita di una città quando la stragrande maggioranza dei lavoratori ha opinioni diverse. Noi rispettiamo tutti, ma non possiamo accettare che a pagare siano sempre i più deboli”. Nella maggioranza dei casi, le agitazioni che non rispettano le regole e dunque arrecano particolare fastidio ai cittadini sono dichiarate da sindacati assolutamente minoritari o da sigle semi sconosciute. Spesso sono volte a mettere in difficoltà i principali sindacati. Il blocco dei mezzi pubblici a Roma è stato attuato a seguito di accordi fatti dall’ATAC con CGIL, CISL e UIL in materia di misurazione delle presenze e di salario di produttività. L’ATAC è certamente un’azienda molto problematica in cui è difficile non vedere le responsabilità, presenti o passate, della dirigenza ai vari livelli. Ma risulta che, appena fatto l’accordo per introdurre il badge che dovrebbe essere una cosa del tutto normale in qualsiasi azienda, si è verificato, fra giugno e luglio, un aumento, fino a tre volte, dei disservizi. Anche all’Alitalia lo sciopero è stato proclamato dall’associazione dei piloti e degli assistenti di volo dopo che l’azienda aveva siglato un accordo con le tre principali sigle sindacali. A Pompei il problema è stata la convocazione improvvisa di un’assemblea da parte, tra gli altri, di un attivista della Cisl, il quale – a quanto consta – è stato sospeso dalla sua organizzazione. Una legge lungo le linee della proposta Del Rio dovrebbe dunque trovare il consenso, non l’opposizione e nemmeno l’indifferenza delle organizzazioni sindacali più serie. Non c’è molto da inventare dato che una regolazione basata su soglie di rappresentatività esiste già in altri paesi, tra i quali la Germania, il Regno Unito e la Spagna. Peraltro, nelle linee di fondo, le due proposte presentate in Parlamento a prima firma Ichino e a prima firma Sacconi convergono nell’indicare un criterio basato sulla maggioranza della rappresentanza sindacale laddove tale concetto sia definito, comunque consentendo a significative minoranze di indire un referendum in cui la proposta viene approvata con opportune maggioranze. Una riflessione va anche fatta sul sistema sanzionatorio, tenendo conto che in genere le aziende sono riluttanti a irrogare le sanzioni previste perché dopo momenti di forte tensione puntano non ad acuire i contrasti, ma a ripristinare quanto più rapidamente un clima di relativa normalità nelle relazioni industriali; l’Autorità di garanzia per gli scioperi potrebbe dunque essere chiamata a svolgere una funzione più incisiva.
Giampaolo Galli
Per l’originale cliicare qui legge scioperi