Nella cortese replica al nostro articolo del 26 novembre, Tito Boeri dice varie cose su cui concordiamo (ad es. in materia di ricongiunzioni) e alcune che ci sembrano difficili da capire. In particolare, non capiamo come un riforma che non dà un euro ai giovani di oggi e che appesantisce il disavanzo pubblico per almeno un decennio possa produrre un beneficio per i giovani stessi.
A tutto voler concedere, ci sembra che ciò sia possibile solo nel lunghissimo periodo nel caso in cui la riforma generasse degli avanzi futuri tali da ridurre il maggior debito prodotto dai disavanzi dei primi anni o decenni. Il che significa che, forse, a beneficiarne potrebbero essere i giovani di dopodomani, non certo quelli di oggi né quelli di domani.
L’altro punto che non riusciamo a comprendere è come si possano tagliare le pensioni in essere sulla base della sola variabile dell’età di pensionamento. Se si vuole perseguire, come si afferma, l’equità attuariale fra generazioni occorre ricalcolare la pensione sulla base dei contributi versati. Essendo questo ricalcolo impossibile, Boeri si avvale dell’osservazione che l’età di pensionamento è la variabile che “spiega maggiormente la differenza fra le pensioni effettivamente percepite e quelle che sarebbero giustificate alla luce dei contributi versati”. Ci crediamo, ma rimane il fatto che contano anche l’età a cui una persona ha cominciato a lavorare e quanti contributi ha versato: utilizzando il solo criterio dell’età di pensionamento si possono tagliare pensioni che sono interamente meritate sulla base dei contributi versati, il che ci sembra inaccettabile. Il taglio proposto da Boeri creerebbe quindi la percezione di una profonda ingiustizia (a danno, ad esempio, di chi ha cominciato a lavorare presto e ha contribuito molto) e infiniti contenziosi.
E’ allora molto meglio chiedere un sacrificio a tutti i pensionati (o, come ha suggerito la Corte Costituzionale, a tutti i redditi) sopra una certa soglia, come peraltro già avviene oggi con le due misure della deindicizzazione e del contributo di solidarietà reintrodotto con la legge di stabilità del 2013 per il 2014. Infine, a proposito del sussidio agli over 55 e ai rischi di utilizzi impropri e dunque costosi per la finanza pubblica, Boeri ci dà una notizia non da poco: già oggi l’Inps disporrebbe di dati sui redditi e i patrimoni degli individui che consentono di “identificare davvero chi è in condizioni di povertà”. Noi abbiamo qualche dubbio per cui temiamo che il sussidio possa costare molto di più di quanto non dicano i calcoli teorici; non si capirebbe altrimenti perché non si riesca a debellare il vero scandalo di questo paese che è l’evasione fiscale e contributiva. Ma se la notizia è corretta perché non partiamo proprio da lì?
Giampaolo Galli e Mauro Maré