La webtax colpisce le PMI italiane e cristallizza le posizioni dominanti di giganti come Google e Amazon – il Foglio, 28 novembre 2017

La montagna ha partorito un topolino mezzo morto. Ci avevano detto che i giganti del web sottraggono miliardi di euro al fisco italiano e minano le basi del welfare e della convivenza sociale. Non hanno colpito aziende come Google, Amazon e Apple che già hanno o avranno a breve una stabile organizzazione in Italia, ma hanno partorito un dazio che graverà sulle Pmi italiane e darà un gettito che, se va bene, a regime secondo le stime ufficiali sarà di 114 milioni (milioni, non miliardi!). Nella sostanza economica infatti, la soluzione approvata al Senato si configura come un dazio all’importazione di determinati servizi digitali e, come tutti i dazi, grava sull’acquirente nazionale, ossia sulle imprese italiane che acquistano quei beni e rischia di generare ritorsioni protezionistiche nei paesi d’origine delle imprese estere che vengono discriminate, in primis gli Stati Uniti.

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Web Tax, perché no: con una tassa sul fatturato si rischia che l’onere ricada sui consumatori — il Corriere della Sera, 20 novembre 2017.

La soluzione alla tassazione delle imprese multinazionali dovrebbe essere trovata a livello internazionale o quantomeno di Unione Europea. Tuttavia, specie nel settore della cosiddetta web economy, il problema della sottrazione di base imponibile e della connessa concorrenza sleale nei confronti delle imprese locali sta assumendo dimensioni tali che è quasi inevitabile che, in mancanza di soluzioni condivise, i singoli stati finiscano per adottare soluzioni nazionali, anche se altamente inefficienti.

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Se le verità nei prospetti accelerano i fallimenti – con Lorenzo Codogno, il Sole 24 Ore, 15 novembre 2017

Mentre i riflettori della commissione d’inchiesta si accendono sul caso Monte Paschi, proviamo a chiederci cosa abbiamo davvero imparato dal caso delle banche Venete. Secondo alcuni sarebbe tutto semplice e chiaro: la Banca d’Italia non avrebbe fornito informazioni essenziali alla Consob il che avrebbe impedito di informare gli ignari risparmiatori del triste destino che li attendeva. Si tratta, a nostro avviso, di una conclusione affrettata.

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Una commissione per guardare avanti – con Lorenzo Codogno, il Sole 24 Ore, 7 novembre 2017

I lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche rischiano di trasformarsi in un inutile esercizio di recriminazione sul passato. Possono invece divenire un’occasione preziosa per mettere a punto una posizione nazionale sull’architettura della vigilanza, che – non va dimenticato – è da vari anni ormai interamente definita da regole europee.

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No a populismi e generalizzazioni nel giudizio su Bankitalia – con Lorenzo Codogno, il Sole 24 Ore, 24 ottobre 2017

In tutti i Paesi, la scelta dei vertici della Banca Centrale spetta al potere politico. Può non piacerci, ma è così ovunque.  Si può, quindi, anzi si deve chiedere alla politica di trattare la questione con particolare attenzione, evitando inutili bagarre e tentazioni lottizzatrici.  Ma non si capisce come si possa sostenere che la politica non debba occuparsi della questione. Negli anni settanta, James Tobin, un grande economista premio Nobel per l’analisi monetaria, diceva di guardare con sospetto al concetto di indipendenza della Banca Centrale, perché – diceva icastico: “Io credo nella democrazia”.

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