Perchè i conti di Savona non tornano, con Carlo Cottarelli, La Stampa, 20.07.2018

In una serie di interventi in Parlamento e sulla stampa, il Ministro Savona ha chiarito il suo pensiero a tutto campo sulla politica economica. Sintetizzando, e sperando di non far torto al Ministro, l’idea è che l’Italia dovrebbe convincere la Commissione Europea non solo ad accettare, ma addirittura a farsi essa stessa promotrice, “nel reciproco interesse”, di un piano di investimenti pubblici a carico del bilancio italiano che dovrebbe essere nell’ordine di 50 miliardi l’anno, ossia il 3 per cento del Pil.  50 miliardi è all’incirca l’avanzo dei conti con l’estero dell’Italia che il Prof. Savona ritiene essere la prova che l’Italia vive al di sotto dei propri mezzi e una misura della carenza della domanda interna rispetto al potenziale dell’economia. Questo piano metterebbe in moto il Pil in misura tale da consentire un gettito fiscale capace di coprire le spese correnti implicite “nelle proposte della flat tax, salario di cittadinanza e revisione della legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico né il rapporto debito/Pil”, spese che “i commentatori calcolano nell’ordine di 100 miliardi, chi più e chi meno”.

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Il catalogo del ministro Tria, Inpiù, 17 luglio 2018

Il brutto episodio di domenica in cui Di Maio e Tria hanno scaricato  sull’Inps la responsabilità degli 8.000 disoccupati che sono comparsi nella relazione tecnica del decreto dignità va letto alla luce di due considerazioni. La prima è che in questo modo Tria spera di mettere in sicurezza il Ragioniere dello Stato, di cui il Paese ha assolutamente bisogno. La seconda è che nella maggioranza non sono sfuggite le cose che lo stesso Tria ha detto giovedì scorso a margine della riunione dell’Ecofin.  Se la maggioranza vuole attuare il suo (costosissimo) programma – egli ha affermato – deve essere disposta a mettere in discussione le misure attuate dai precedenti governi.

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Dopo il vertice europeo, il meccanismo di trasmissione delle crisi è sostanzialmente lo stesso del 2011, Il Sole 24Ore, 12 luglio 2018

In mancanza di sostanziali progressi verso l’unione bancaria, il nesso fra rischio sovrano e rischio bancario rimane un serio elemento di preoccupazione. Al vertice del 28-29 giugno, i leader europei hanno licenziato con poche parole il pacchetto sull’Unione Bancaria: in particolare la proposta di un’assicurazione europea sui depositi (EDIS) è rimandata ad una fumosa tabella di marcia da sviluppare in futuro, e subordinata ad una preventiva riduzione dei rischi.

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Perchè l’Italia è più vulnerabile che nel 2011, Inpiù, 12 luglio 2018

All’assemblea dell’Abi, Visco ha lanciato un allarme forte: lo sforzo riformatore ha perso slancio, sia in Europa sia soprattutto in Italia, e “davanti a una nuova crisi saremmo oggi molto più vulnerabili di quanto lo eravamo dieci anni fa”. Visco è uomo che misura le parole: se dice “molto” intende dire che la situazione è davvero pericolosa. In effetti il rischio di rottura è molto forte. In Europa, si è fatta la vigilanza unica sulle banche sistemiche – il che è un passo avanti straordinario -, ma non si è riusciti a fare altri passi avanti sull’Unione bancaria, in particolare in materia di garanzia dei depositi; quasi nulla si è sin qui riusciti a fare per migliorare la governance dell’Eurozona.

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Lettera aperta di otto economisti: in difesa del risparmio e del lavoro degli italiani, Il Sole 24Ore, 10 luglio 2018

Il Sole pubblica la lettera di otto economisti con formazione culturale e opinioni diversi, ma che condividono l’idea che l’euro non possa essere messo in discussione.

Lorenzo Codogno, Giampaolo Galli, Alfredo Macchiati, Mauro Maré, Stefano Micossi, Pietro Reichlin, Guido Tabellini, Vito Tanzi.

I fondamentali del Paese sono solidi, ma i dubbi sull’euro peggiorano le condizioni finanziarie. Lo spread elevato è uno spreco di risorse pubbliche e rende più oneroso il credito bancario. Continua a leggere–>

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