IL DIVIDENDO CDP RIDUCE IL DEBITO, di Giampaolo Galli, Inpiù, 24 giugno 2019

Dunque il Tesoro chiede alla Cassa Depositi e Prestiti di deliberare una distribuzione straordinaria di dividendi a valere sugli utili 2018 (2,54 miliardi): 960 milioni, di cui quasi 800 al Tesoro, che si aggiungono ai 1.550 già distribuiti. A prima vista, la cosa un po’ stupisce perché, come si sa, la Commissione non prende in considerazione le operazioni una tantum. Nel lungo processo che ha portato le regole europee ad essere meno “stupide” – e per questo più complicate – di quelle che venivano usate prima della crisi, uno dei passi avanti importanti è stato quello di considerare i deficit strutturali calcolati nettando sia dei fattori ciclici sia delle una tantum.

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IL DETTO E IL NON DETTO DELLA LETTERA DI CONTE A JUNCKER, di Giampaolo Galli, Inpiù, 19 giugno 2019

La lettera di Conte alla Commissione sta diventando un vero e proprio thriller. Salvini è alla ricerca di un incidente, una sorta di incendio del Reichstag, per poter andare a elezioni a settembre trasformandole, per usare le sue parole, “in un referendum fra l’Europa delle élite, delle banche, della finanza, dell’immigrazione e del precariato e l’Europa dei popoli e del lavoro”. Già ha fatto molto in questo senso, facendo asse con la componente più antieuropea dell’amministrazione Trump, mettendo avanti il totem della flat tax come condizione per la prosecuzione del governo e consentendo ai suoi uomini di proporre i mini-bot nonché di usare frasi a dir poco ingiuriose (“mafiosi” e “ricattatori”) nei confronti dei vertici delle istituzioni europee. Conte sarà forse obbligato a dire la sciocchezza che è ora di porre fine al primato della finanza – come se la richiesta di mettere i conti in ordine non venisse dai governi degli altri paesi europei e dunque dalla politica. Sarà forse anche costretto a fare una blanda contestazione delle regole – anche se sa benissimo che non ha senso chiedere di cambiare le regole quando l’arbitro ti fischia un rigore.

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Politica economica e “Sindrome 1933”, di Giampaolo Galli, Inpiù, 14 giugno 2019

“Sindrome 1933” è il titolo di uno straordinario libro di Siegmund Ginzberg. L’autore si guarda bene dal dire che c’è il nazismo alle porte, in Italia o altrove nel mondo. Eppure le analogie sono tante e inquietanti, a cominciare dal disprezzo, nel nome della “volontà del popolo che ha votato”, per la divisione dei poteri che è il pilastro delle democrazie liberali. E sono tante anche le analogie in economia. “Hitler prometteva qualcosa a tutti, fregandosene dell’ortodossia economica, dell’indebitamento e dei rapporti internazionali”. I rapporti internazionali erano particolarmente importanti dal momento che “la Germania era da anni una sorvegliata speciale nei mercati internazionali e nelle sedi di decisioni economiche. Era indebitata sino al collo. Nel 1931 il debito estero aveva superato il 100% del Pil”. “Nel 1929 Hugenberg e Hitler alleati avevano promosso un referendum contro il nuovo Piano Young [proposto dagli Usa] di dilazione nei pagamenti del debito tedesco (in base al principio che non andava più ripagato nulla)”. Per Ginzberg era un’iniziativa comparabile a quel che sarebbe oggi un referendum contro l’euro, anche perché le riparazioni di guerra erano da sempre l’argomento più efficace per dare la colpa di tutto a chi si ostinava a “punire” la Germania. “Esattamente come oggi si dà la colpa di tutto all’Europa e ai burocrati di Bruxelles”.

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Procedura da evitare, impegni precisi e nuove scelte di bilancio, di Lorenzo Codogno e Giampaolo Galli, il Sole24Ore, 7 giugno 2019

La possibile apertura di una procedura di infrazione europea peserebbe sull’Italia più che su altri paesi perché l’Italia è finanziariamente fragile e molto esposta a crisi di sfiducia sui mercati. Per capirne a ragione, è utile guardare alla storia recente degli sforzi fatti, nonché degli impegni mancati, per mettere in sicurezza i conti pubblici.

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Procedura di infrazione: il ricatto azzardato di Salvini, di Giampaolo Galli, Inpiù, 6 giugno 2019

Mentre il premier Conte afferma che va assolutamente evitata la procedura di infrazione e Di Maio sembra alla ricerca di una posizione mediana, Salvini si è messo di traverso a muso duro, il che è molto preoccupante. Salvini contesta la legittimità stessa, oltre che la logica economica, della procedura di infrazione. Sulla legittimità, sostiene che il governo non intende usare i soldi dei cittadini di altri paesi per fare le politiche che ha promesso; dunque, cosa c’entrano quelli di Bruxelles? Naturalmente, Salvini dimentica, o fa finta di dimenticare, che una crisi finanziaria dell’Italia metterebbe a rischio la stabilità dell’intera area dell’euro, che è la ragione di fondo per la quale esistono le regole di bilancio. Inoltre lui stesso ha detto molte volte, riprendendo le idee di alcuni suoi pessimi consiglieri, che la Bce dovrebbe svolgere la funzione di prestatore di ultima istanza e intervenire sul mercato per impedire la speculazione ai danni dell’Italia. Salvini dunque non dice il vero: i soldi degli altri li chiede e comunque li mette a rischio.

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