“Non sappiamo se raggiungiamo la quota dei 18 miliardi prevista come target 2019 per le dismissioni”. Finalmente, il ministro Tria ha battuto un colpo sul tema delle privatizzazioni, aggiungendo però che “non possono esserci indiscrezioni perché coinvolgono anche aziende quotate sul mercato”. Quindi non si sa nulla delle intenzioni del governo, il che induce a pensare che non ci sia nulla di importante in cantiere altrimenti qualcosa sarebbe trapelato. Peraltro nessuno aveva mai preso molto sul serio l’impegno del governo. Esso fece capolino nella lettera di Tria alla Commissione del 13 novembre scorso e fu ribadito nel Def del maggio scorso. Ma il vice premier Di Maio precisò subito che “non ci saranno dismissioni di gioielli di famiglia. Noi abbiamo previsto immobili, beni di secondaria importanza, ma se mi parlate di Eni, Enav, tutti questi soggetti devono restare saldamente nelle mani dello Stato”.
Leggi tutto “Le privatizzazioni immaginarie, di Giampaolo Galli, Inpiù, 29 luglio 2019.”Flat tax e spese fiscali: un bilanciamento difficile, di Alessandro Banfi, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, 27 luglio 2019, Osservatorio CPI
Le cosiddette fiscal expenditures relative all’imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF) ammontano complessivamente a 133 miliardi. Le motivazioni sono varie: l’esigenza di evitare doppia tassazione, sentenze della Corte Costituzionale, trattati internazionali, sostegno alle fasce più deboli della popolazione. La maggior parte di esse si concentra sui redditi bassi e medio-bassi e contribuisce in misura determinante a rendere fortemente progressivo il nostro sistema fiscale: basti considerare che l’aliquota media effettiva sui redditi fino a 15mila euro è del 5,2 per cento e sale al 14,4 per cento (quindi ancora inferiore all’aliquota del 15 per cento propugnata dai teorici della flat tax) sui redditi fra 15 e 28mila euro. Se le spese fiscali fossero tout court abolite, queste due aliquote salirebbero al 22,2 e al 24,2 per cento rispettivamente. Questo implica che ci siano molti contribuenti con reddito medio o medio-basso che non pagano quasi nulla perché hanno situazioni particolari come numerosi figli piccoli o disabili a carico. L’unico modo per introdurre l’aliquota al 15 per cento senza danneggiare milioni di contribuenti meritevoli di attenzione da parte del legislatore è quello di introdurre una clausola di salvaguardia in base alla quale il contribuente sceglie il regime che gli conviene. Questo però complicherebbe l’attività di controllo, soprattutto se diventasse un esempio per future riforme perché moltiplicherebbe i regimi di tassazione in essere. Questo è in contrasto con uno degli obiettivi dichiarati della flat tax, quello di semplificare il sistema tributario. Data la loro attuale configurazione, operazioni di riduzione delle spese fiscali possono certamente essere fatte, ma diventa molto difficile conciliare l’esigenza di semplificazione con quella di evitare perdite per fasce anche ampie dei contribuenti. Leggi tutto “Flat tax e spese fiscali: un bilanciamento difficile, di Alessandro Banfi, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, 27 luglio 2019, Osservatorio CPI”
Tutti i rischi dei tagli alle spese fiscali, di Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli, Il Sole 24Ore, 27 luglio 2019
Una delle varie proposte di riforma del sistema fiscale avanzate dai partiti di governo prevede l’introduzione di un’aliquota al 15% per i redditi familiari fino a 55.000 euro (la cosiddetta Flat tax), finanziata almeno in parte con tagli delle spese fiscali. Ci siamo concentrati su questo secondo aspetto in una nota che sarà pubblicata oggi sul sito web dell’Osservatorio CPI. Su quali spese fiscali si può davvero intervenire? E quali sarebbero le conseguenze redistributive?
Leggi tutto “Tutti i rischi dei tagli alle spese fiscali, di Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli, Il Sole 24Ore, 27 luglio 2019”Per i redditi bassi la flat tax non conviene, di Alessandro Banfi, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, 27 luglio 2019, Ocpi.
Non regge la “flat tax” su base incrementale, di Giampaolo Galli, Inpiù, 16 luglio 2019
La flat tax applicata agli incrementi di reddito è apparsa sui giornali per un giorno o due e poi sembra essere scomparsa. Nella irrituale riunione di ieri al Viminale con le parti sociali, a quanto pare, non se ne è più parlato. Forse i suoi sostenitori nel governo si sono accorti che non sta in piedi o forse hanno deciso che intanto si rilancia la proposta Siri (aliquota al 15% per tutti i redditi famigliari fino a 55mila euro) con il suo costo insostenibile – fra 10 e 15 miliardi, a seconda delle detrazioni che verrebbero abolite- e poi si vedranno le proposte di mediazioni. In effetti la tassa al 15% sugli incrementi di reddito era stata proposta come una mediazione possibile per avviare un percorso di riduzione delle tasse che fosse però compatibile con la condizione della finanza pubblica. Ma è una mediazione che non regge in punto di equità orizzontale.
Leggi tutto “Non regge la “flat tax” su base incrementale, di Giampaolo Galli, Inpiù, 16 luglio 2019″