Ci mancava anche questa! La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo propone di “sperimentare il reddito universale, invocato da Beppe Grillo sul suo blog”, ossia un reddito che viene dato a tutti, ricchi e poveri, lavoratori e disoccupati. Le proposte di spesa corrente ormai piovono ogni giorno, malgrado che le Commissione Europea sia stata chiarissima riguardo al fatto che il Next Generation EU non può finanziare spese ricorrenti. E malgrado il fatto che è ormai evidente che usciremo dalla crisi con un debito pubblico ben più alto del 158% previsto dal governo e con una spesa pubblica maggiore: certamente dovremo spendere di più per la sanità, ma anche per tante altre esigenze, ad esempio la cura degli anziani, che sono emerse con forza in questi mesi. È dunque evidente fin da oggi che la pressione fiscale dovrà aumentare, con tutte le conseguenze negative che ciò può avere sul piano economico e anche sociale e politico.
Leggi tutto “Reddito universale troppo costoso e disincentiva il lavoro, di Giampaolo Galli, Inpiù, 6 novembre 2020”Economia in quark, Cottarelli Galli e De Nicola, La seconda ondata, 30 ottobre 2020
INPS, la debole autodifesa di Tridico, di Giampaolo Galli, Inpiù, 29 ottobre.
Un incredibile profluvio di proposte assistenzialiste e stataliste: questo è stato il segno della cerimonia di presentazione della Relazione annuale dell’Inps questa mattina. Crescita, produttività, competitività sono parole bandite dal linguaggio del presidente dell’Inps, Tridico, come lo è l’idea che gran parte dei problemi che dobbiamo affrontare oggi, al di là della pandemia, dipendono da due decenni in cui l’Italia è stato uno dei paesi che è cresciuto di meno al mondo. Sulla questione per la quale l’Inps è diventata quasi uno scandalo nazionale, i ritardi nell’erogazione della Cassa Integrazione, Tridico si è limitato a una lunga elencazione di dati sulla mole di pratiche sbrigate dall’Inps a seguito dei vari provvedimenti del governo. Ma a chi spettava se non ai vertici dell’Inps di avvisare il governo che i tempi di erogazione non sarebbero stati immediati? E che quindi il governo avrebbe fatto meglio ad essere un po’ più cauto negli annunci alle categorie interessate?
Leggi tutto “INPS, la debole autodifesa di Tridico, di Giampaolo Galli, Inpiù, 29 ottobre.”Divari territoriali e conti pubblici, di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, 27 ottobre, Ocpi
I Conti Pubblici Territoriali (CPT), nati a metà degli anni novanta e oggi gestiti dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, per quanto siano stati concepiti con le migliori intenzioni e siano elaborati da personale dedicato ed esperto, sono fuorvianti. Il problema principale, anche se non l’unico, è che quando i dati regionali vengono aggregati a livello nazionale si ottengono cifre molto lontane dai dati della contabilità nazionale dell’ISTAT per tutte le poste del conto economico delle Pubbliche Amministrazioni. In media, nel periodo 2014-2016, i CPT sopravvalutano il saldo primario della PA di 40,4 miliardi, le entrate di 69,3 miliardi e le spese di 28,6 miliardi. Gli investimenti pubblici vengono invece sottovalutati, in una misura che varia dal 30 per cento nell’anno 2000 al 50 per cento nel 2018. Da un confronto con i dati regionali elaborati dalla Banca d’Italia emerge che i CPT sopravvalutano notevolmente la spesa pubblica nel Centro-Nord e la sottovalutano nel Mezzogiorno. L’analisi della Svimez secondo cui nel Mezzogiorno ci sarebbe un “ammanco” di spesa pubblica per ben 60 miliardi all’anno dipendono criticamente dal fatto di utilizzare questi dati. Usando i dati della Banca d’Italia, anche senza operare alcuna delle correzioni che noi riteniamo necessarie (per le prestazioni pensionistiche e per il costo della vita), il presunto ammanco si riduce a circa 25 miliardi. A scanso di equivoci, ripetiamo che queste considerazioni sono per noi un mero esercizio di “fact checking” e che la nostra opinione è che le risorse pubbliche per lo sviluppo del Mezzogiorno devono essere incrementate. Per quello che riguarda i dati, la radice del problema è che i CPT non usano le convenzioni internazionali, per cui tutte le definizioni delle variabili, a cominciare dalla definizione del perimetro delle amministrazioni pubbliche, sono diverse da quelle ISTAT/Eurostat. Leggi tutto “Divari territoriali e conti pubblici, di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, 27 ottobre, Ocpi”
Il grande guaio di quota 100, di Giampaolo Galli, Inpiù, 23 ottobre 2020.
La riforma Fornero delle pensioni è avvenuta in un momento in cui non solo la spesa pensionistica era alta, attorno al 15% del Pil, ma soprattutto era in rapida crescita per via dei trend demografici. La riforma è riuscita a fermare la crescita e poi avviarne una graduale riduzione fino al 2018. Nel 2019 sono intervenute le misure del governo giallo-verde (in particolare quota 100; non meno importante, ma con effetti non immediati, è il blocco dell’indicizzazione dell’anzianità all’aspettativa di vita fino al 2026) che hanno generato un nuovo incremento. Nel 2020 la pandemia ha fatto schizzare il rapporto al 17%, il livello che avrebbe dovuto raggiungere fra qualche decennio per via del pensionamento della generazione del baby boom. Nella Nadef si immagina che questo rapporto possa scendere rapidamente, di circa un punto fino al 2030 per via della ripresa del Pil, per poi risalire al 17% per effetto della gobba dei baby boomers. Nel frattempo, le misure prese l’anno scorso continueranno a pesare per uno 0,2-0,3% medio, che si cumula di anno in anno ai fini del debito pubblico, perché anche se non vi sarà una proroga, lo Stato dovrà continuare a pagare coloro che sono andati in pensione con quota 100 fra il 2019 e il 2021. Non solo, bisogna tenere conto che fino ad ora solo il 60% circa degli aventi diritto a quota 100, ossia coloro che hanno maturato almeno 62 anni di età e 38 di contributi, ne hanno usufruito, segno che non è vero che ci fossero masse di elettori che non aspettavano altro. Ma tutti costoro mantengono il diritto anche dopo il 2021 e nessuna ragionevole legge glielo può togliere.
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