Not true that Italy can benefit from debt cancellation

by Lorenzo Codogno and Giampaolo Galli, 22 novembre 2020

Much has already been said to explain why it is not wise to cancel the debt of Eurozone Member States in the portfolio of the ECB. What has perhaps not been argued clearly enough is why cancellation would not be a good idea even for a high-debt country like Italy.

There are two key points. The first is that the cancellation of government bonds held by the Eurosystem would be useless because it would give rise to a simple reallocation of funds. Member States would stop paying interest and principal to the Eurosystem, and this would stop passing the resulting profits back to the Member States. ECB profits are passed on to the national central banks and, together with those flowing directly to them, to the States. It is for this reason that this year the Bank of Italy paid the Treasury the substantial sum of 7.9 billion (excluding taxes), equal to 13% of the interest expenditure on public debt in 2019. Therefore, nothing would change in the income statement of the State. From the point of view of the balance sheet, gross debt would be reduced. However, there would be a parallel decrease in Eurosystem’s capital, due to the losses in the portfolios. If the capital reduction were significant, the States would have to put their hand into their pocket to recapitalise the ECB or the national central banks.

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Il risparmio aumenta, ma è difficile canalizzarlo verso gli investimenti

di Giampaolo Galli, Inpiù, 16 novembre 2020.

La Banca d’Italia segnala che la propensione al risparmio delle famiglie è raddoppiata quest’anno rispetto al 2019 per via dei lockdown e dei timori per un futuro che la pandemia rende molto incerto. A questa elevata propensione al risparmio non c’è rimedio che non sia quello della definitiva sconfitta della pandemia. La domanda che molti si fanno è se c’è modo di canalizzare questi risparmi verso gli investimenti. La risposta è che è molto difficile perché anche le imprese stanno risparmiando, in vista di un futuro molto incerto. Le imprese temono che un nuovo lockdown, a casa loro o dei loro potenziali clienti in giro per il mondo, possa metterle in ginocchio se non hanno abbastanza scorte liquide. Peraltro, negli ultimi mesi i soldi depositati in banca dalle famiglie non sono stati ridepositati dalle banche presso la banca centrale e non sono dunque rimasti inoperosi come era successo negli anni passati. Con l’aiuto delle garanzie prestate dallo Stato, i prestiti bancari sono finalmente cresciuti, fino a quasi il 4% a settembre rispetto all’anno precedente. I prestiti alle imprese sono saliti al 6,8%.

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