Guardando i PNRR dei vari paesi sul sito della Commissione ci si imbatte in difficoltà quasi insormontabili. I piani non sono dei documenti inviati alla Commissione, come normalmente avviene ad esempio per i progetti di finanza pubblica. Sono link ai siti nazionali che contengono una qualche versione, non necessariamente l’ultima, dei piani scritti ognuno nella lingua del paese. Soprattutto, i PNRR non hanno uno schema comune, per cui è difficile capire persino le cose più elementari, ad esempio quanti prestiti chiede ogni paese. La confusione è totale, a partire dai titoli. Usando il traduttore di Google, qualche paese ha un “piano”, qualcun altro un “programma”, qualcun altro uno “strumento”, altri ancora un “fondo”. Facendosi largo in questa torre di Babele si scopre, con molta fatica, che, come ha scritto Sergio De Nardis su InPiù, solo pochissimi paesi chiedono la componente prestiti del Resilience and Recovery Fund. In molti casi è detto esplicitamente, in altri è sottinteso, ma sembra si possa dire che tutti i grandi paesi e i nordici non chiedono prestiti; i paesi dell’Est non chiedono nulla (ad esempio, Slovacchia e Lettonia) oppure chiedono una parte minima di ciò a cui avrebbero diritto (il 6,8% del Pil): la Polonia chiede un terzo di ciò a cui avrebbe diritto. Anche la Spagna non chiede nulla, almeno per ora, e il Portogallo chiede un quinto di quanto potrebbe.
Alla fine sembra che solo Italia e Grecia chiedano tutto ciò a cui hanno diritto. Da un primo calcolo approssimativo, sembra che manchino all’appello circa metà dei 360 miliardi di prestiti previsti dal RRF. Se ciò fosse confermato, si rimpicciolirebbe l’NGEU (da 750 miliardi a circa 570) e con esso sia lo stimolo fiscale espansivo sull’economia europea sia il famoso debito comune, da noi tanto agognato e da altri tanto temuto. Inoltre, l’Italia prenderebbe quasi il 70% del totale dei prestiti previsti dal RRF per l’intera Europa e si troverebbe ad essere fra i pochissimi paesi che fanno politiche espansive a debito. Gli altri, sulla scia della Germania, stanno già ora facendo piani per il rientro del debito da pandemia.