La Repubblica
09.01.2013
“Innanzitutto conti a posto, poi giù le tasse sul lavoro per rilanciare l’occupazione”
Intervista a Giampaolo Galli di Roberto Pedrini
ROMA — Quello delle tasse è il nodo della campagna elettorale. Lei, dottor Galli, cosa ne pensa? In ballo ci sono Irpef, Imu, e la patata bollente della patrimoniale.
“La prima cosa da fare è verificare con Bruxelles a che punto stanno i nostri conti”, risponde Giampaolo Galli, economista con un curriculum top che va dalla Bocconi al Mit di Franco Modigliani, passa per il servizio studi della Banca d’Italia e arriva alla direzione generale della Confindustria. Ora candidato al Parlamento nelle file del partito di Bersani.
“Ricordo- aggiunge Galli – che l’obiettivo su cui il governo Berlusconi si è impegnato, confermato da Monti, era di arrivare al pareggio di bilancio strutturale nel 2013. Dobbiamo verificare se stiamo meglio o peggio. Se stiamo meglio ci possiamo domandare come utilizzare le risorse”.
Dunque, prudenza con la riduzione delle tasse.
“Ripeto, dobbiamo verificare il bilancio. Poi dobbiamo stabilire le priorità, perché dobbiamo pensare anche a sanità, pensioni e servizi ai cittadini. Se si guarda agli aspetti fiscali abbiamo tante emergenze: la campagna elettorale si sta focalizzando sull’Imu ed è possibile che qualche cambiamento vada fatto. Ma c’è anche una emergenza lavoro: se si interviene sul cuneo fiscale, si migliora la competitività delle imprese, si aumenta la convenienza ad assumere e si migliora la busta paga dei lavoratori. Dunque il cuneo fiscale non è meno importante dell’Imu”.
Pensioni e articolo 18: ritoccare o lasciare così quello che ha fatto Monti?
“Nelle linee di fondo, al di là di singoli aspetti di dettaglio, non bisogna disfare quello che ha fatto il governo Monti. Se si facesse una operazione di questo tipo rischieremmo sul piano della credibilità internazionale e dei mercati finanziari”.
Dottor Galli, perché il Pd?
“Perché il Pd è un partito che ha dimostrato serietà, cioè non fa promesse elettorali che non possono essere mantenute.
Che altro l’ha convinta ad accettare la sfida?
“Il Pd è anche un partito che ha dentro di se potenzialità riformatrici, come fu per Schroeder in Germania, il che è necessario per riportare l’Italia alla crescita economica. Inoltre il Pd ha una grande attenzione ai problemi reali dell’economia”.
Curare l’industria italiana: quali sono le “sue” priorità?
“I temi da affrontare sono: uno, l’accesso al credito che va migliorato; due, il problema dei pagamenti della pubblica amministrazione; tre, il rilancio dell’internazionalizzazione delle imprese; quattro, ricerca e innovazione; cinque, la semplificazione amministrativa, su cui bisogna fare ancora moltissimo. Infine è essenziale costruire una prospettiva credibile di riduzione delle tasse “.
Come si trova un tecnico come lei nella campagna elettorale dove il suo alleato Vendola dice che i ricchi devono andare all’inferno.
“Non ho alcuna familiarità con le campagne elettorali e gli scontri politici: dovrò imparare. Se mi riesce, vorrei usare la mia esperienza per dare un contributo di serietà e concretezza. Quanto a Vendola, osservo che tutti i grandi partiti europei hanno al loro interno posizioni differenziate. Oskar Lafontaine era compagno di partito di Schroeder, l’uomo che ha fatto le grandi riforme per la crescita nella Germania dei primi anni 2000