La montagna ha partorito il topolino. La pace fiscale partiva dai 1.058 miliardi di crediti accumulati da Equitalia e per la Lega avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato ben 60 miliardi in due anni. A conti fatti, secondo la relazione tecnica al decreto fiscale, l’incasso per lo Stato sarà di soli 2,9 miliardi da oggi al 2021.
Sappiamo che sempre fra il promettere e il fare c’è di mezzo il mare, ma questa volta c’è un abisso. Com’è possibile? Una nota dell’Osservatorio dei Conti Pubblici spiega il perché.
Le ragioni sono quattro. La prima è che i crediti di Equitalia sono in gran parte inesigibili perché riguardano soggetti deceduti, falliti o nullatenenti.
La seconda ragione è che se uno vuol fare il condono, lo deve fare come Berlusconi nel 2003: non si può fare un condono e al tempo stesso cercare di salvarsi l’anima negando il colpo di spugna nei confronti dei reati che sono tipicamente associati all’evasione. Per cui nell’incertezza sulle conseguenze penali, saggiamente, la relazione tecnica ascrive effetti di gettito zero alla dichiarazione integrativa con cui si può far emergere fino a 100.000 euro per ognuno degli ultimi quattro anni.
La terza ragione è la selezione avversa nelle liti pendenti: chi ha vinto contro il fisco in primo grado sarà contento di cavarsela con uno sconto del 50% solo se pensa che alla fine perderà la causa. Quindi aderiranno solo o prevalentemente i contribuenti da cui il fisco avrebbe potuto ottenere la totalità del dovuto. Il ragionamento vale anche per il più sostanzioso sconto (80%) che viene offerto a chi ha vinto in appello. La morale è che dagli sconti sulle liti pendenti il fisco si aspetta solo 462 milioni in tre anni.
La quarta ragione è che alcune misure della pace fiscale causano una diminuzione della riscossione ordinaria perché alcuni imponibili sarebbero stati in ogni caso intercettati, con tanto di sanzioni e interessi. Per la rottamazione ter, la relazione tecnica stima un calo della riscossione ordinaria pari a ben 3,8 miliardi nei prossimi 3 anni.
Il topolino è dunque piccolo, ma anche un po’ storpio. L’idea originaria infatti era quella di aiutare le persone che non possono pagare le tasse a causa di oggettive difficoltà economiche. Invece in nessuna delle norme della pace fiscale si considera la condizione economica (reddito e patrimonio) dei contribuenti che intendono avvalersi del condono. In compenso, rimangono ovviamente tutte le iniquità tipiche dei condoni che riservano un regime di favore a chi non ha adempiuto ai propri doveri fiscali. Ne valeva la pena? @giampaologalli