Signor Presidente,
onorevoli colleghi,
a partire dal tema delle pensioni d’oro sembra che nel Paese e in qualche misura anche in questa Aula, si sia aperta una sorta di contrapposizione tra giovani e anziani, tra lavoratori e pensionati, una contrapposizione che francamente, a mio avviso, non ha alcuna ragione di essere ma che in qualche misura motiva richieste di tagli non solo alle pensioni più scandalosamente elevate su cui Governo e Parlamento sono già intervenuti nella Legge di stabilità ma anche ad una gran massa delle pensioni in essere. Al riguardo, mi limito a tre brevi osservazioni, interverrà poi per il gruppo del Partito Democratico l’onorevole Damiano a favore, come io sono a favore, della mozione Gnecchi riformulata.
Uno, l’equità fra le generazioni non è funzione solo della variabile pensione; si potrebbe ricordare che coloro che oggi hanno 70, 80, 90 anni e che sono in pensione, hanno fatto la ricostruzione e il boom economico e lasciano in eredità ai giovani, assieme a problemi indubbi, una ricchezza industriale, immobiliare e finanziaria che ha pochi eguali in Europa e anche di questo forse occorrerebbe tenere conto.
Due: è vero, come è stato qui detto da vari oratori, che il ricalcolo con il nuovo sistema contributivo darebbe luogo a valori generalmente più bassi di quelli del sistema retributivo. Ma a coloro che propongono questo ricalcolo mi permetto di suggerire una riflessione: facciamo attenzione (poi lo approfondiremo), perché lo squilibrio è molto elevato per le pensioni medie e medio-basse, diciamo fra 1.500 e 3-4.000 euro, ma si riduce fino tipicamente ad azzerarsi per le pensioni più alte, perché il vecchio sistema retributivo conteneva in sé un forte meccanismo di solidarietà. Per cui il ricalcolo che è stato qui proposto in alcune mozioni rischia in pratica di avere effetti fortemente regressivi dal punto di vista della distribuzione del reddito.
Infine, terzo punto: la solidarietà. Molte critiche si sono levate anche oggi in quest’Aula contro la sentenza della Corte costituzionale del giugno scorso in materia di contributo di solidarietà; qualche mese fa c’è stato anche un simbolico, quanto a mio avviso assolutamente improprio, lancio di monetine sulla piazza del Quirinale contro la Corte costituzionale. Credo che molti abbiano frainteso: quella sentenza non dice affatto che non si deve fare solidarietà. Al contrario: quella sentenza dice che la solidarietà dev’essere a carico di tutti i redditi, quale che ne sia l’origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via.
Quella sentenza – e concludo – indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli. Mi auguro che il 2014 si apra all’insegna di un maggiore rispetto di quello cui abbiamo assistito nel recente passato fra le generazioni e fra le istituzioni della Repubblica.
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