La relazione di Forza Italia (FI) a conclusione della Commissione parlamentare sulle banche è stata un’occasione per esporre compiutamente la fantasiosa teoria del complotto tedesco del 2011. La ricostruzione, basata sulla documentazione messa a disposizione dalla procura di Trani, è del tutto illogica dal punto di vista finanziario e rappresenta l’ennesimo tentativo di scaricare responsabilità politiche che sono invece, in gran parte, del governo allora in carica. Secondo la relazione, nel 2011 l’Italia non aveva un problema gravissimo di discredito delle istituzioni, non aveva un serio problema di debito pubblico, non aveva un problema di credibilità verso i mercati causato, da ultimo, dal violento conflitto fra il Ministro dell’Economia (che ancora si preoccupava del debito) e un Presidente del Consiglio che, dopo la sconfitta alle amministrative del maggio 2011, era tornato a promettere fantasmagorici abbattimenti di tasse. Tutti questi fattori, che contribuirono in maniera decisiva a far venir meno la fiducia dei mercati e dei risparmiatori italiani e stranieri, finiscono nel dimenticatoio, sicché la storia diventa – citiamo – che “tutti gli indicatori macroeconomici erano ancora positivi. Poi arriva il 2011, l’estate e l’autunno in cui caschiamo tutti, ancorché non ne fosse responsabile anche lo stesso governo in carica (governo Berlusconi), nel grande imbroglio dello spread… con conseguente colpo di Stato contro un governo legittimo, democraticamente eletto…”. Visto? Andava tutto bene e poi sono piovuti dal cielo, chissà perché, il grande imbroglio e il colpo di Stato.
E cosa fu all’origine di questo vero e proprio fulmine a ciel sereno? La risposta è secca: all’origine dell’impennata dello spread nell’estate vi fu un’azione speculativa di Deutsche Bank AG (DBAG), seguita nei mesi successivi dai giudizi negativi sull’Italia espressi dall’agenzia di rating Standard&Poor’s.
Per capire perché la tesi dell’operazione speculativa da parte di DBAG non sta in piedi si consideri che per “manipolare il mercato” al fine di speculare al ribasso su un titolo, si devono fare tre cose fondamentali: 1. iniziare a vendere quel titolo; 2. rendere noto che si sta vendendo, per provocare un abbassamento del prezzo; 3. infine, ricomprare a prezzo ribassato quello che si era venduto, guadagnandoci. Concettualmente è molto semplice.
Ma con DABG è davvero avvenuto questo? Dall’indagine di Trani (ora trasferita a Milano) risulta l’esatto contrario. Vediamo la sequenza degli eventi: 1. nel primo semestre del 2011, DBAG riduce la propria esposizione al rischio Italia vendendo circa 7 miliardi di titoli italiani; 2. nel mese di luglio li ricompra (testualmente) “fino a raggiungere (al 29/7/2011) gli stessi livelli di esposizione di fine 2010/inizio 2011”: cioè a luglio DBAG torna ad avere la stessa quantità di titoli della fine del 2010 (tenuto conto di alcuni fattori tecnici legati all’acquisto di Postbank, di cui la relazione dà conto); 3. solo il 27 luglio 2011, cioè dopo aver riacquistato i titoli, rende noto al mercato della passata vendita (cosa che non poteva non fare nella relazione semestrale). Qualcosa non torna coi tempi di una “manipolazione del mercato”. Infatti, nel nostro caso la banca prima ricompra (nel mese di luglio) i titoli venduti in passato, e solo dopo averli riacquistati comunica la passata vendita… che sarebbe a questo punto volta deprimere il prezzo dei titoli appena comprati!
È incomprensibile che qualcuno possa pensare che questa sequenza di eventi configuri una speculazione al ribasso. Senza contare che le cifre di cui si parla sono troppo piccole per pensare che possano aver influito sull’andamento dei prezzi in un mercato da più di 1.500 miliardi, uno dei più grandi del mondo, in cui ogni giorno passavano di mano titoli per ben 5 miliardi di euro.
Ma c’è di peggio. Secondo la relazione di Trani e la narrativa di Forza Italia, DBAG avrebbe disposto che “le operazioni [di vendita nel primo semestre] fossero regolate … in modo da non influenzare il Mercato”. Caspita! Vuoi manipolare il mercato al ribasso e fai di tutto per evitare che il mercato lo venga a sapere? Ma che manipolazione è?
Ancora più sorprendente è che sempre questa relazione dice che il riacquisto di titoli effettuato a luglio da DBAG sarebbe «segno inequivoco di una sostanziale e continuativa “fiducia” di una Banca primaria e “sistemica” come DBAG nei confronti dell’Italia e della sua affidabilità creditizia». Dunque, la banca aveva fiducia e comprava sulla fiducia, ma viene accusata di aver seminato sfiducia. Chiaro, no?
Ci sarebbe da ridere, se non sapessimo quante sofferenze ha causato al popolo italiano la scelleratezza del governo Berlusconi e la crisi del 2011. Ci chiediamo inoltre cosa ne possano pensare i nuovi amici tedeschi di Berlusconi nel Partito Popolare Europeo.