di Giampaolo Galli, Inpiù, 16 novembre 2020.
La Banca d’Italia segnala che la propensione al risparmio delle famiglie è raddoppiata quest’anno rispetto al 2019 per via dei lockdown e dei timori per un futuro che la pandemia rende molto incerto. A questa elevata propensione al risparmio non c’è rimedio che non sia quello della definitiva sconfitta della pandemia. La domanda che molti si fanno è se c’è modo di canalizzare questi risparmi verso gli investimenti. La risposta è che è molto difficile perché anche le imprese stanno risparmiando, in vista di un futuro molto incerto. Le imprese temono che un nuovo lockdown, a casa loro o dei loro potenziali clienti in giro per il mondo, possa metterle in ginocchio se non hanno abbastanza scorte liquide. Peraltro, negli ultimi mesi i soldi depositati in banca dalle famiglie non sono stati ridepositati dalle banche presso la banca centrale e non sono dunque rimasti inoperosi come era successo negli anni passati. Con l’aiuto delle garanzie prestate dallo Stato, i prestiti bancari sono finalmente cresciuti, fino a quasi il 4% a settembre rispetto all’anno precedente. I prestiti alle imprese sono saliti al 6,8%.
Ma questi prestiti – ci informa sempre la Banca d’Italia – sono stati in buona parte ridepositati dalle imprese presso le banche, sempre per via della paura del futuro. Si può immaginare che lo Stato, come dà garanzie alle banche sui prestiti, dia delle garanzie anche ai fondi di investimento che abbiano all’attivo portafogli di piccole e medie imprese? Forse un qualche schema assicurativo o di condivisione di eventuali perdite non è impossibile da immaginare. Ma probabilmente uno schema del genere, più che a rilanciare gli investimenti servirebbe alla diffusione dell’industria dei fondi. Che non è un obiettivo disprezzabile, ma c’è da chiedersi se questo sia il modo migliore per affrontare le urgenze del momento. Queste considerazioni rafforzano l’opinione che in questo momento un ruolo cruciale per la ripartenza debba essere svolto dagli investimenti pubblici.