Decreto approvato, ma c’è poco da festeggiare. In arrivo la manovra aggiuntiva. di Giampaolo Galli, Inpiù, 18 gennaio 2019.

Il governo festeggia l’approvazione del decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza. Dovrebbe invece preoccuparsi del fatto che, salvo sorprese, la crescita 2019 si collocherà molto sotto la stima ufficiale di 1% e che, di conseguenza, il deficit sarà più alto di quel 2% che è stato faticosamente negoziato con la Commissione Ue per evitare la procedura d’infrazione. Non si può escludere che l’economia sia già in recessione e che rimanga in recessione nel 2019. Ciò avviene per il combinato disposto di fattori esterni e della caduta della fiducia che negli ultimi mesi si è manifestata nell’aumento dello spread. Le difficoltà di alcune banche, in gran parte conseguenza della lunga recessione e dell’aumento dello spread, aggravano la situazione. L’approvazione del decreto peggiora ulteriormente le cose perché comporta, per la prima volta da molti anni, un notevole incremento della spesa corrente (circa il 3%), proprio nel momento in cui la componente 5 stelle del governo sta di fatto bloccando gli investimenti pubblici.

Se, come dice Tria, siamo in stagnazione, ossia crescita zero, si può calcolare che, per il solo effetto del minor gettito fiscale, il deficit 2019 salirà a circa il 2,4%. Che fare in questo scenario? In condizioni normali, ossia in un paese con un debito non troppo alto e una credibilità elevata, si cercherebbe di fare il contrario di ciò che si sta facendo e si sostituirebbe spesa per investimenti al posto della spesa corrente. E poi si lascerebbero funzionare gli stabilizzatori automatici.

Purtroppo, non siamo un paese in condizioni normali, per via dell’alto debito e dalla bassissima credibilità. Quest’ultima non è mai stata alta, ma si è abbassata di molto da maggio per gli stessi motivi che hanno fatto innalzare lo spread. Inoltre, in uno scenario di stagnazione, in autunno sarà pressoché impossibile disinnescare clausole Iva per 23 miliardi nel 2020 senza portare il deficit ben oltre il 3%. Il rapporto debito/Pil sarà quindi destinato a salire ulteriormente anziché scendere, a maggior ragione se si tiene conto che i 18 miliardi di privatizzazioni promessi alla Commissione per il 2019 sono lontani anni luce dal Dna di questo governo. Ciò significa che, con buona probabilità, saremo costretti a fare una manovra aggiuntiva in corso d’anno per stare dentro l’obiettivo del 2% ed evitare un’impennata dello spread. Una manovra aggiuntiva e una nuova stagione di austerità non sono ciò di cui abbiamo bisogno, ma potrebbero essere inevitabili. @giampaologalli

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