ROMA – La prima domanda per l’onorevole Giampaolo Galli è questa: davvero, come dice Renzi, in Italia è in atto uno scontro tra la palude e un torrente impetuoso, tra conservazione e riformismo, tra l’establishment e Renzi stesso?
“Non c’è dubbio. Renzi è un torrente in piena contro la palude”.
Nell’intervista di ieri al Messaggero, Renzi nota una “strana assonanza” fra il presidente di Confindustria Squinzi e la leader Cgil, Camusso: entrambi criticano il governo.
“C’è una bella differenza fra i due. Squinzi può essere un sostegno importante per Renzi. Da parte della Camusso, credo che andrebbe ricercata, al massimo, una non-ostilità”.
Giampaolo Galli è deputato del Pd, al primo mandato, scelto dall’allora segretario Bersani. E’ stato capo economista e direttore generale di Confindustria, ha lavorato presso il Fondo Monetario Internazionale, al Servizio studi di Banca d’Italia, al Comitato Monetario dell’Unione europea.
Quindi, Squinzi e Camusso non sono una coppia, neanche “strana”?
“Squinzi è per il cambiamento. Confindustria è sempre stata a favore della riduzione della spesa pubblica. Criticava Letta e Saccomanni per eccesso di timidezza. Sulla stessa linea sono le altre associazioni imprenditoriali, come Rete Imprese Italia e le Cooperative”.
Tutti con Renzi?
“Credo che Confindustria sia pronta ad aiutare il Governo a condurre in porto l’operazione innovativa di Renzi,un’operazione colossale mai tentata prima nella storia dell’Italia repubblicana. Si tratta di vedere se il governo abbia voglia di essere aiutato”.
Il presidente Squinzi non ha gradito le maggiori riduzioni dell’Irpef rispetto all’Irap?
“Le imprese speravano che fosse la volta buona per affrontare in modo più corposo la questione della competitività. Tuttavia, gli imprenditori comprendono che rafforzare le buste paga è utile all’economia, crea un clima meno cupo dopo cinque anni di recessione”.
Allora, gli attacchi da cosa dipendono?
“Come ogni imprenditore Squinzi crede molto ai fatti e poco alle promesse. E crede molto nei rapporti personali”.
E’ questione di incontrarsi, di parlare direttamente con Renzi?
“Credo di sì. Andando al concreto, vedo un rapporto facile da costruire, tutto sommato”.
Sostiene Renzi che chi era abituato a concordare con il governo ogni cambiamento sia in sofferenza.
“Il presidente del Consiglio è molto critico nei confronti della concertazione. E’ sacrosanto dire che il governo decide anche senza il consenso delle parti sociali. Ma se c’è il consenso è meglio”.
Come quello di Confindustria riguardo al progetto di piano sul lavoro?
“Confindustria è molto positiva sul decreto Renzi- Poletti. Ma il governo dovrebbe valorizzare molto anche il consenso manifestato dalla Cisl di Bonanni”.
La Cgil, invece, esprime dissenso.
“Susanna Camusso ha espresso con coerenza una posizione ostile sia al “job act” sia ai tagli della spesa pubblica. Fossi in Renzi cercherei di non esacerbare i toni con Camusso.”
Buoni rapporti, per contro, con il leader della Fiom, Landini.
“Non capisco bene. Forse fa parte del personaggio Renzi manifestare preferenza per persone che dicono le cose in modo chiaro, esplicito. Ma Landini è un problema serio per le imprese. Negli altri settori prevale un rapporto costruttivo fra imprese e le organizzazione di categoria della CGIL; nel settore metalmeccanico invece, con la Fiom, prevalgono le vecchie logiche novecentesche.”
Quanto c’è di sinistra nelle riforme di Renzi?
“Non sono un esperto del tema destra-sinistra. Ma mi sento di dire che Renzi sta facendo una colossale operazione di equità”.
Ci sono venti di opposizione anche dentro il Pd?
“Insofferenze, nei gruppi parlamentari, sul “job act” e sui tagli di spesa. Penso che dopo aver accettato il metodo delle primarie, il nostro obbligo -lo chiamerei “repubblicano”- sia di aiutare il governo a raggiungere i risultati, possiamo criticare ovviamente ma in modo costruttivo. Se ciò non avvenisse sarebbe un guaio. Dopo Renzi non vedo un piano B per l’Italia. Chi prende posizioni pregiudiziali contro il governo Renzi si assume una responsabilità molto forte”.
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