Mi sono preso la briga di scaricare dal sito della Lega l’app “flat tax” tanto propagandata dal senatore Salvini e con notevole stupore ho scoperto che hanno perfettamente ragione Massimo Baldini e Simone Pellegrino i quali su Lavoce.info hanno argomentato che nella riforma Siri-Salvini la flat tax non c’è.
Per cominciare dal semplice, ho detto all’app che io sono un single e ho immesso cinque dati per il reddito: 25.000 euro, 26.000, 27.000, 28.000 e 29.900. Le cinque imposte corrispondenti, secondo la riforma proposta, sono 3.094 euro, 3.375, 3.900, 4.463 e 5.635. Con questi dati, ho calcolato l’aliquota marginale, ossia sugli incrementi di reddito. Passando da 25 a 26 mila euro, l’imposta aumenta di 281 euro. Questo significa che se guadagno 1.000 euro in più, lo stato se ne prende 281. L’aliquota marginale è 28,1%, non 15%. Con lo stesso procedimento si calcolano la altre aliquote marginali. Passando da 26 a 27 mila euro di reddito, l’imposta aumenta di 525 euro (da 3.375 a 3.900). L’aliquota è l’incredibile percentuale di 52,5%. Le aliquote successive (per arrivare a 28.000 euro e 29.900) risultano essere 56,3% e 63,2%. Su ogni mille euro in più di reddito lo stato se ne prende 617. Queste aliquote assurde sono molto più alte di quelle in vigore oggi.
Con la riforma Salvini-Siri, la tassa diventa non più piatta, ma meno piatta. Come è possibile? La risposta tecnica è molto semplice. L’aliquota teorica è sempre 15%, ma la no-tax area (che nelle riforma diventa una deduzione dal reddito imponibile) scende al crescere del reddito. E’ pari a 14.000 euro per chi ha un reddito uguale o inferiore a 14.000 e poi diminuisce al crescere del reddito fino ad azzerarsi quando il reddito raggiunge i 30.000 euro. In più, quando il reddito supera la soglia dei 26 mila, l’aliquota non è più 15% ma cresce di 1 punto ogni 1000 euro; così ad esempio, a un reddito di 27 mila euro si applica un’aliquota del 16%.
Riassumendo l’aliquota marginale effettiva è pari a 28,1% per redditi compresi fra 14 e 26 mila euro. Balza oltre il 50% quando si superano i 26 mila euro. Oltre la soglia di 30 mila euro, rimane in vigore il sistema attuale, in attesa della vera flat tax per tutti che è il Sol dell’Avvenir, ma all’incontrario ossia solo per i redditi alti. Il sistema è ulteriormente complicato dal fatto che la no tax area, le aliquote e le soglie sono diverse per tre diverse tipologie di famiglie: i single, le famiglie con un solo percettore di reddito, le famiglie con due percettori. In una famiglia con due percettori di reddito e un figlio a carico, l’aliquota marginale in prossimità della soglia (ad esempio passando da un reddito di 60.000 a uno di 70.000) è uguale alla stratosferica percentuale di 69%. Scaricare l’app per credere!
La flat tax dunque non è affatto flat, è molto complessa da calcolare e non consente al contribuente di sapere quanto pagherà sugli incrementi di reddito. Rimane da chiedersi perché abbiano costruito questa macchina tanto contorta, che comporta un cambiamento assolutamente radicale dell’intero sistema fiscale. E anche qui la risposta è semplice. Dovevano poter dire che introducevano la flat tax al 15% e tuttavia lo facevano senza scassare (troppo) i conti pubblici e favorendo solo i ceti medio-bassi e non i ricchi. Peccato che persino quest’ultimo obiettivo non venga raggiunto perché gli estensori della proposta si sono dimenticati che la maggior parte dei contribuenti può oggi avvantaggiarsi di oneri deducibili o detraibili.
Per cui, in base alla magica app, per il single il risparmio d’imposta rispetto al sistema attuale è zero per i redditi bassi, raggiunge un massimo di circa 700 euro all’anno attorno ai 26mila euro e poi precipita a zero quando si raggiunge la soglia di 30.000 euro; ma considerando gli oneri vari, il risparmio per la maggioranza dei contribuenti diventa nullo (si veda il sito carlocottarelli.it).
L’altro obiettivo che avevano (che spiega perché introducono un sistema basato sulle famiglie, con la distinzione fra le diverse tipologie di famiglie) era di eliminare quella che, secondo loro, è una ingiusta penalizzazione delle famiglie con un solo percettore di reddito (cosa che accade con il sistema vigente perché due redditi da 25.000 euro pagano meno di un reddito da 50.000 euro). Questa è una stranezza assoluta dal momento che il problema semmai è quello di eliminare i disincentivi al lavoro femminile e dunque favorire le famiglie con due percettori.
In ogni caso, l’obiezione ovvia è che per raggiungere tutti questi risultati basta modificare un po’ le aliquote vigenti o le detrazioni. Ma se si fosse fatto questo non si sarebbe potuto dire che si faceva la flat tax. Ora lo si dice, ma con tutta evidenza non è vero.