La riforma nasce dall’inefficienza delle istituzioni – Il Sole 24 Ore, 28 settembre 2016

Per molti dei più autorevoli giuristi del fronte del No la riforma Renzi-Boschi sarebbe un tassello dell’aggressione intentata dalla finanza internazionale non solo ai diritti dei lavoratori, ma addirittura ai diritti universali dell’uomo. Gustavo Zagrebelsky, ad esempio, in un recente pamphlet scrive che sarebbe in corso nientemeno che “un ribaltamento della democrazia parlamentare in uno strano regime tecnocratico- oligarchico”, all’interno del quale verrebbe meno l’attenzione ai diritti dei lavoratori, “ormai sottoposti e condizionati alle esigenze delle imprese”, perché vivremmo nel tempo “dello sviluppo per lo sviluppo, dell’innovazione per l’innovazione, della competitività che non ammette deroghe, della spremitura degli esseri umani, dei diritti dei più deboli e delle risorse naturali…”.

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Quando Ruini disse: “Nessuna Costituzione è perfetta”, di Filippo Cavazzuti. FIRSTonline 08-09-2016

Oggi mi permetto di suggerire ai lettori di FIRSTonline, che seguono con fatica il dibattito sul referendum costituzionale di autunno, ciò che sostenne, nel lontano 1947, Meuccio Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione.  

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L’economia del sì – l’impatto del nuovo Titolo V sulle politiche economiche e sociali

L’economia del sì – l’impatto del nuovo Titolo V sulle politiche economiche e sociali è un documento a cura di Irene Tinagli, con i contributi di Carlo dell’AringaGiampaolo GalliPaolo GandolfiFlavia Piccoli NardelliChicco TestaIvan ScalfarottoStefano Quintarelli.

Nel documento vengono trattati, in maniera sintetica, semplice e diretta, gli impatti della riforma del nuovo Titolo V sulla vita economica del Paese. La riforma costituzionale porta con sé una serie di vantaggi economici – spesso indiretti – che sorgono da una ritrovata stabilità, da una capacità di miglior organizzazione nelle scelte strategiche, dalla riduzione di livelli di coordinamento inutili e dannosi, dalla riduzione dei tempi, della burocrazia, e dell’insicurezza degli investimenti.

L’economia del sì  può essere scaricato qui in formato pdf.

Con la riforma ridotti sprechi e duplicazioni del federalismo fiscale – Il Sole 24 Ore, 7 agosto 2016

Secondo alcuni la riforma costituzionale che verrà sottoposta a referendum annullerebbe i progressi sin qui fatti in materia di federalismo fiscale. Questa tesi è sostenuta dal partito della Lega, ma è fatta propria anche da alcuni studiosi come Franco Gallo che ne ha scritto su questo giornale il 27 giugno scorso.

La visione opposta è quella sostenuta ad esempio da Sabino Cassese, secondo il quale l’intera proposta di riforma del Titolo V altro non fa che prendere atto della giurisprudenza della Corte Costituzionale degli ultimi quindici anni, definendo in modo più ordinato le competenze dei diversi livelli di governo ed evitando ulteriori contenziosi costituzionali che, come noto, nel recente passato hanno comportato ritardi e incertezze nell’attuazione delle norme, con conseguenze negative sui cittadini e sulle imprese. Questa visione appare particolarmente adatta a connotare la riforma nei suoi aspetti finanziari.

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