Alcuni chiedono le dimissioni di Giuseppe Vegas per non aver tutelato i risparmiatori dai fallimenti che hanno coinvolto numerosi istituti di credito. Ma non è detto che sia una colpa trattare con molta cautela i cosiddetti “scenari probabilistici” sugli andamenti dei mercati finanziari. Gli addetti ai lavori hanno il dovere di riconoscere i limiti della propria disciplina; altrimenti può accadere ciò che accadde dopo il terremoto dell’Aquila alla Commissione Grandi Rischi e al suo presidente Enzo Boschi che furono addirittura condannati a sei anni per non aver messo in guardia la popolazione rispetto ai rischi che incombevano. Solo nel 2014, dopo anni di ostracismo, in appello si arrivò a stabilire ciò che era ovvio sin dall’inizio e cioè che nessuno è in grado di prevedere i terremoti.
Leggi tutto “Usare gli scenari con prudenza non è una colpa – con Carlo dell’Aringa, il Sole 24 Ore, 22 giugno 2016”Categoria: Articoli e interviste
La piazza vuole la testa di Vegas ma gli scenari probabilistici… non sono la verità assoluta – FIRSTonline, 14 giugno 2016
È lecito attaccare il presidente della Consob ma prima bisogna accertarne accuratamente le possibili responsabilità rispetto ai risparmiatori, sapendo che al momento non esiste alcun modello scientifico su cui l’Autorità possa fare affidamento per mettere in guardia chi investe.
Leggi tutto “La piazza vuole la testa di Vegas ma gli scenari probabilistici… non sono la verità assoluta – FIRSTonline, 14 giugno 2016”Corruzione: difficile misurarla ma l’Italia è meno corrotta di quanto si pensa – con Antonio Misiani, FIRSTonline, 3 giugno 2016
In Italia la corruzione vera è molto più bassa di quella percepita – con Antonio Misiani, FIRSTonline, 30 maggio 2016
Secondo l’Eurobarometro la stima delle vittime vere della corruzione colloca l’Italia al 2%, a fianco di Paesi come la Francia, la Spagna e l’Olanda e meglio di Irlanda e Austria – La vera realtà della corruzione nel nostro Paese è molto meno deprimente di quella diffusa dai media.
Corruzione: quegli indici poco credibili che penalizzano l’Italia – Il Sole 24 Ore, 25 maggio 2016
Nei giorni scorsi dal summit G-20 di Londra è venuto un forte appello a combattere la corruzione a livello globale. In Italia possiamo affrontare con successo questa sfida, anche perché non partiamo da zero come invece sembrerebbero suggerire alcuni degli indici comparativi più noti. Ad esempio, secondo il Corruption Perceptions Index 2015 di Transparency International, l’Italia si collocherebbe al sessantunesimo posto su 167 paesi, dietro nazioni come Emirati Arabi, Bhutan, Botswana, Rwanda, Namibia, Georgia, Arabia Saudita, Ungheria, Ghana, Romania. Questi dati sono importanti anche perché influenzano l’attrattività dell’Italia per gli investitori esteri. Ma sono dati effettivamente credibili? II problema di questo indice, come quasi tutti gli altri di cui si dispone, è che utilizza una misura della “corruzione percepita” che necessariamente riflette valutazioni soggettive e può – dunque – essere anche molto distante dalla realtà. Il ricorso alla percezione viene giustificato con l’argomento che i dati reali (ad esempio, il numero di condanne per corruzione) non consentono di fare confronti fra Paesi con regimi politici e legislazioni molto diverse. Un recente studio della Banca d’Italia (di Lucia Rizzica e Marco Tonello, novembre 2015) dimostra però come giorno per giorno, provincia per provincia, le risposte a domande sulla percezione siano fortemente influenzate da quanto e come i media riportano episodi o notizie sulla corruzione. Come evidenzia Nando Pagnoncelli nel suo ultimo libro («Dare i numeri», EDB, Bologna 2016), gli italiani hanno una percezione spesso sbagliata della realtà sociale e tendono a dilatare la portata di molti problemi. Ad esempio, sono convinti che la percentuale di chi è senza lavoro sia il 49% invece del 12% reale, credono che il peso degli stranieri sulla popolazione sia al 26%, anziché l’8%, e così via. E ciò accade nonostante un qualche effetto “calmierante” che i dati reali hanno sulle percezioni. Invece, nel caso della corruzione percepita, non ci sono dati reali che ci possano dire quanto il problema sia serio. In questo vuoto d’informazione accade che assumano dignità di notizia vere e proprie invenzioni, come quella secondo cui in Italia la corruzione varrebbe 60 miliardi, la metà del dato stimato per l’intera Europa dalla Commissione Ue. Come è stato spiegato da più autori (ad esempio, Michele Polo su Lavoce.info e Davide De Luca su ilPost.it) il dato italiano è pura fantasia.
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