Un recente rapporto della Corte dei Conti conferma i risultati che emergono dagli indicatori DESI della Commissione Europea secondo cui l’Italia si colloca al 24° posto, su 28 paesi dell’UE, per quello che riguarda la trasformazione digitale dell’economia e della società (cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni). In questa nota, si analizzano gli indicatori DESI che riguardano specificamente l’attività delle pubbliche amministrazioni. Il fatto che l’Italia si collochi un po’ meglio nella graduatoria relativa alle pubbliche amministrazioni (18° posto) non è di particolare consolazione. Leggi tutto “La digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, di Alessandro Banfi e Giampaolo Galli, 6 gennaio 2020, Osservatorio sui Conti Pubblici”
Categoria: Articoli e interviste
Conversazione con Carlo Cottarelli e Alessandro De Nicola. Perché il 2019 non è stato affatto un anno bellissimo.
Perchè il debito pubblico è un problema e come se ne esce. La mia sintesi del numero 1 della (rinata) Rivista di Politica Economica.
Il primo numero della rinata Rivista di Politica Economica è una monografia, interamente dedicata al tema del debito pubblico. I primi tre lavori, di Lorenzo Codogno, Andrea Presbitero e Stefano Caselli, fanno il punto su quello che sappiamo circa la gravità del problema nel contesto italiano e dei suoi riflessi sulla crescita economica, sulla stabilità del sistema bancario e sulla competitività delle imprese. I successivi tre lavori – uno di Sofia Bernardini, Carlo Cottarelli, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, un secondo di Marika Cioffi, Pietro Rizza, Marzia Romanelli e Pietro Tommasino e il terzo di Gabriele Giudice – si interrogano sulle soluzioni possibili, anche alla luce degli sviluppi che si stanno affermando in Europa riguardo alla governance dell’Eurozona di cui tratta il lavoro di Marcello Messori. Gli ultimi due lavori, di Ugo Panizza e Leonardo Becchetti, trattano di quelle che vengono spesso propagandate come soluzioni, ma sono illusorie: aumento del deficit per spingere sul denominatore del rapporto debito/PIL, ripudio del debito, monetizzazione e uscita dall’euro. Continua qui.
E’ vero che il reddito di cittadinanza va ai poveri? di Andrea Gorga, Luca Gerotto e Giampaolo Galli, Osservatorio Cpi, 16 dicembre.
Il numero dei percettori del Reddito di Cittadinanza (2,4 milioni alla data del 7 novembre) è notevolmente inferiore alle aspettative, cosi come definite nella Relazione Tecnica al provvedimento, e meno della metà del numero dei poveri assoluti misurati dall’Istat (5 milioni). È probabile che le sanzioni penali molto severe previste per gli abusi del Reddito di Cittadinanza costituiscano un forte disincentivo a fare domanda per coloro che lavorano nell’economia sommersa o occultano una parte consistente dei redditi e della ricchezza. Partendo da questa ipotesi, cerchiamo di trarre delle indicazioni relative all’incidenza della povertà in Italia e concludiamo che molte persone che risultano povere nelle indagini campionarie in realtà forse non lo sono. Correggendo i dati per questo fattore ed altri fattori rilevanti, riteniamo che dei 5 milioni di poveri che risultano all’Istat quelli davvero poveri sarebbero fra i 3,6 e i 4,3 milioni. Una buona parte di questi sono stranieri: gli italiani poveri sarebbero quindi fra 2,5 e 3 milioni. Dato che il Reddito di Cittadinanza adotta criteri molti restrittivi per gli stranieri, non stupisce che i percettori del sussidio siano solo 2,4 milioni. Inoltre, le distorsioni nel disegno del Reddito di Cittadinanza sono notevoli: molti dei percettori non sono poveri in base ai criteri dell’Istat e i poveri che non hanno diritto al sussidio sono quasi tanti quanti coloro (poveri e non) che lo percepiscono.
Leggi tutto “E’ vero che il reddito di cittadinanza va ai poveri? di Andrea Gorga, Luca Gerotto e Giampaolo Galli, Osservatorio Cpi, 16 dicembre.”POPOLARE BARI E DEMAGOGIA SULLE BANCHE, di Giampaolo Galli, 16 dicembre 2019
Puntualmente, come in ogni precedente crisi bancaria, sulla Banca Popolare di Bari è ripartita la demagogia: basta con i salvataggi dei banchieri, vanno salvati i risparmiatori, vanno puniti i vertici di Banca d’Italia che non hanno vigilato. E allora è utile ricordare che mai i banchieri, intesi come amministratori delle banche, sono stati salvati, perché in tutti i casi di crisi è intervenuto il commissariamento della banca; che, fino a prova contraria, i banchieri sono i proprietari della banca, ossia i soci/azionisti, al netto di eventuali casi di miselling; che tutti gli interventi fatti sino ad oggi, non sempre brillantissimi o tempestivi, hanno avuto la finalità di minimizzare le perdite per i risparmiatori nonché per i territori di insediamento della banca; che la Banca d’Italia non è certo infallibile, ma i suoi eventuali errori vanno dimostrati analiticamente. Il compito della vigilanza non può essere quello di impedire ogni possibile crisi, perché le banche sono imprese in concorrenza fra di loro e devono poter fallire. Solo in un sistema pubblico le imprese non falliscono mai, perché vengono salvate con le tasse dei cittadini.
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