La ristrutturazione del debito tedesco nel 1953: è rilevante per i problemi di oggi? di Alessandro Cascavilla e Giampaolo Galli, Ocpi, 17 aprile 2020

Nelle discussioni sui debiti dei paesi europei, la ristrutturazione del debito estero tedesco del 1953 viene spesso utilizzata per argomentare che la Germania oggi dovrebbe trattare i paesi ad alto debito con la stessa generosità e lungimiranza con cui essa fu trattata allora. O per dire che non è vero che la Germania ha sempre onorato i propri debiti e dunque non si capisce perché debba essere tanto esigente quando si tratta dei debiti degli altri. Il parallelo storico però non regge. Da un lato, il debito che fu cancellato all’epoca non era stato contratto liberamente dalla Germania ma era frutto di riparazioni di guerra risalenti addirittura al Trattato di Versailles. Dall’altro la solidarietà che ora il sud Europa chiede non ha nulla a che fare con la cancellazione del debito pre-esistente. Richiamare la cancellazione del debito di guerra tedesco nel 1953 dà l’impressione (errata) che l’Italia voglia beneficiare di una cancellazione del proprio debito passato. È anche utile ricordare che l’Italia non firmò il trattato di Londra del 1953.

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https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-perche-e-sbagliato-richiamare-oggi-la-cancellazione-del-debito-tedesco

The reform of the ESM and why it is so controversial in Italy, Luiss-Sep WP, 8 april 2020

Key points
• The draft reform of the European Stability Mechanism (henceforth ESM) was not approved as
scheduled at the Euro Summit in December 2019, nor in subsequent meetings, because the Italian Prime Minister was obliged to ask for a delay in the face of strong domestic opposition to the reform from populist parties. With the outbreak of the Covid19 epidemic in February the issue has fallen outof the European agenda, at least for the time being.
• The arguments used by the populists against the reform were deeply flawed.
• The proposed changes in the text of the EMS Treaty were relatively minor and did not contain any mechanism of automatic restructuring of the debt of countries asking for financial assistance from the ESM.
• However, the small changes in the text reflected the idea that Italy would soon be obliged to
restructure its debt. The only possible answer by the Italian authorities was to design a plan for the gradual reduction of the debt to GDP ratio. This will still be the case, with greater difficulties, after the end of the epidemic.
• Restructuring the debt may be a painful necessity, but it is not a way to solve the problem of
a heavily indebted country in which most of the debt is held by residents.

Qui il paper Luiss- Sep

Blocco dei settori “non essenziali”: quali risvolti per l’economia nazionale? Ocpi, 7 aprile 2020, di Giampaolo Galli, Raffaela Palomba e Federica Paudice

Nel decreto del 25 marzo è stata aggiornata la lista dei settori ritenuti essenziali per il sistema e che pertanto possono continuare la loro attività anche nella situazione di emergenza attuale. I settori “non essenziali”, la cui produzione viene quindi bloccata, rappresentano circa il 40 per cento del valore aggiunto e della produzione dell’economia italiana. Ciò ha delle ripercussioni dirette e indirette sulla catena del valore delle imprese. Nella presente nota si utilizzano le tavole Input-Output per stimare i possibili effetti sulle principali variabili economiche. Particolarmente preoccupanti risultano essere gli effetti sulle esportazioni e sugli investimenti, bloccati nella misura del 63 e del 43 per cento rispettivamente.

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Come raggiungere un accordo nell’Eurogruppo, di Carlo Cottarelli, Giampaolo Galli e Enrico Letta, 2 aprile 2020

La crisi in corso è più violenta di quella del 2008. Le risposte devono quindi essere più potenti e più rapide di allora per evitare il ripetersi del disastro economico e sociale che allora ne seguì. La BCE sta facendo da subito il massimo, molto più di allora: per molti paesi, i massicci acquisti di titoli di stato rappresenteranno una fondamentale fonte di finanziamento non solo dei deficit pubblici, ma anche dei titoli di stato già in circolazione che dovranno essere ripagati nel corso di quest’anno. Ciononostante, anche per ridurre il peso che grava sulla BCE, è utile integrare questa fonte di finanziamento con una risposta congiunta e solidale da parte dei governi dell’area dell’euro.

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Negoziato UE: come uscirne, di Giampaolo Galli e Alfredo Macchiati, Inpiù, 29 marzo 2020

Per ottenere risultati in un negoziato, bisogna sapere esattamente qual è la ragione del contendere e quali sono le ragioni degli altri. Nel negoziato in corso al Consiglio Europeo, la ragione del contendere è che l’Italia, e alcuni altri paesi ad alto debito, temono di non farcela ad affrontare la crisi con mezzi propri e quindi chiedono una garanzia europea, ossia a carico dei paesi a basso debito. Se questa è la sostanza del negoziato, le ragioni degli altri sono facilmente comprensibili e sono uguali e simmetriche alle nostre: per i leader del Nord è molto difficile spiegare ai loro elettori-contribuenti che devono devolvere risorse, anche solo eventuali, a favore dei paesi ad alto debito.

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