Il Green Stimulus Index è un indicatore sintetico che valuta l’impatto ambientale dei programmi di rilancio adottati da diversi governi in risposta all’epidemia di Coronavirus. La performance italiana è valutata negativamente dall’indicatore, nel senso che nel complesso le misure emanate tendono ad avere un effetto negativo sull’ambiente e tendono ad essere più dannose, o meno favorevoli, di quelle degli altri i principali paesi europei. Tuttavia, alcuni paesi avanzati e tutti i paesi emergenti fanno peggio dell’Italia. Leggi tutto “Quanto sono “verdi” le misure anti-Covid adottate in Italia, di Giampaolo Galli e Giorgio Musso, 15 settembre 2020, Ocpi”
Categoria: Articoli e interviste
Se il Pil è fuori moda, di Giampaolo Galli, Inpiù, 11 settembre 2020
Il Pil è forse un po’ fuori moda, ma rimane la variabile cruciale cui guardare anche ai fini dello sviluppo umano della nostra società. Questo è l’argomento del governatore di Bankitalia Ignazio Visco in un corposo passaggio del suo recente discorso all'”Euroscience Forum 2020″. Il tema dell’intervento era la crescita economica e il ruolo della conoscenza, ma Visco ha fatto un lungo detour per argomentare che si riscontra una elevata correlazione (oltre il 90%) fra l’indice dello sviluppo umano elaborato dalle Nazioni Unite e il Pil. In particolare, fra i 200 paesi considerati, quelli con un più alto Pil procapite, hanno anche i più elevati livelli di istruzione e un’aspettativa di vita alla nascita più lunga; vi contribuiscono – dice Visco – condizioni igieniche migliori, una migliore alimentazione, sistemi sanitari più sviluppati. Aggiungiamo che vi contribuiscono condizioni di lavoro infinitamente migliori nei paesi ricchi rispetto agli altri; inoltre tipicamente, i paesi più ricchi hanno un indice di Gini che segnala minori diseguaglianze.
Leggi tutto “Se il Pil è fuori moda, di Giampaolo Galli, Inpiù, 11 settembre 2020”Perché l’intensità della crisi economica è tanto diversa fra paesi simili? di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, 10 settembre 2020
L’epidemia di covid-19 ha causato una crisi economica senza precedenti a livello globale. Vi sono tuttavia notevolissime differenze fra paesi. Quali fattori hanno determinato queste differenze? Perché in sei mesi il PIL della Germania è caduto “solo” dell’11,5 percento, mentre quello della Spagna quasi del 23 per cento? Ciò che meglio spiega questo fenomeno è la combinazione tra intensità dei lockdown, composizione settoriale delle varie economie e paura dell’epidemia. Leggi tutto “Perché l’intensità della crisi economica è tanto diversa fra paesi simili? di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, 10 settembre 2020”
Che fine ha fatto la liquidità immessa dalle banche centrali? di Carlo Cottarelli, Giampaolo Galli e Francesco Tucci, Ocpi, 14 luglio 2020
Da molti anni tutte le principali banche centrali immettono nel sistema economico grandi masse di liquidità. Queste azioni hanno contribuito a mantenere su livelli molto bassi i tassi di interesse e hanno probabilmente avuto il merito di attenuare la gravità della crisi del 2008-2009 e degli anni successivi, evitando che si formassero focolai di tensione finanziaria. Non si sono però tradotte in un aumento significativo del credito erogato e della moneta detenuta dal pubblico. Il crollo del moltiplicatore monetario e di quello del credito ha quindi indotto alcuni a credere che la banca centrale possa stampare moneta per finanziare i deficit pubblici quasi senza limiti. Per affrontare questa questione, oltre che per meglio comprendere gli aspetti tecnici del meccanismo monetario, è importante cercare di dare una spiegazione del crollo del valore del moltiplicatore della base monetaria. L’analisi suggerisce che ci siano dei fattori endogeni quali il venire meno della fiducia reciproca fra banche, un fenomeno che si verificò anche dopo la crisi del 1929; ma ha pesato anche la regolazione a cominciare dai capital ratio più stringenti, che hanno impedito a molte banche di aumentare l’offerta di credito, e altre norme che hanno reso più costoso per le banche operare sull’interbancario. Il risultato è stato che, per contenere il rischio, le banche hanno preferito tenere la liquidità presso le banche centrali, anziché prestarla ad altre banche attraverso il mercato interbancario. Ciò ha comportato un enorme aumento del fabbisogno di liquidità delle banche che è stato in ampia misura soddisfatto con il QE. Infine, le politiche di QE si sono scontrate con la difficoltà di portare i tassi di interesse a livelli negativi o comunque molto bassi: in particolare, un ostacolo è rappresentato dal fatto che tassi sui depositi troppo bassi possono indurre le persone a detenere contante, il che comporta che anche i tassi sui prestiti abbiano un limite verso il basso. Questo insieme di circostanze ha consentito alle banche centrali di acquistare grandi quantità di titoli pubblici, senza provocare effetti indesiderati sui prezzi degli asset o sull’inflazione. Ma è improbabile che questa condizione si ripeta in futuro per un lungo periodo di tempo.
* Questa nota è stata ripresa da IlSole24Ore in questo articolo del 14 luglio 2020
The reform of the ESM
Here is my article on the old proposal to reform the Esm. Published on the “Capital Markets Law Journal”, Oxford University Press.