L’affermazione di Tito Boeri secondo cui metà dei percettori del Reddito di Cittadinanza sono evasori forse non può essere dimostrata in modo puntuale, dato che non si sa chi sono gli evasori, ma è comunque verosimile in un paese in cui, secondo l’ Istat, ben 3,7 milioni di lavoratori (a rigore “unità di lavoro equivalenti a tempo pieno”) sono sommersi, ossia “non sono osservabili presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative”. Se i redditi di queste persone non sono osservabili, costoro possono accedere al reddito di cittadinanza come a molte altre provvidenze messe a disposizione di chi versa in condizioni di difficoltà. Per risolvere il problema non basta rafforzare i controlli: lo dimostra l’evasione fiscale che non è stata debellata dalla più imponente macchina di controlli che si possa immaginare (l’Agenzia delle Entrate e un’arma, la Guardia di Finanza, dedicata quasi solo a questo). Occorre cambiare sistema, facendo tesoro dei consigli che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario danno ai paesi – tipicamente in via di sviluppo – che hanno un’ampia componente di economia sommersa e una macchina amministrativa non in grado di verificare i redditi reali delle persone.
Leggi tutto “Reddito di Cittadinanza: non basta rafforzare i controlli, di Giampaolo Galli, Inpiù, 6 ottobre 2020”Categoria: Articoli e interviste
Investimenti pubblici, quando funzionano? Cottarelli, De Nicola, Galli, Economia In Quark, 5 ottobre 2020
Economia in Quark. Verso la Nadef e gli investimenti del NextGenerationEU.
La mancata convergenza del Mezzogiorno: trasferimenti pubblici, investimenti e qualità delle istituzioni, di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, Ocpi, 2 ottobre 2020
In una recente nota dell’Osservatorio CPI si mostra che, nel periodo 2014-2016, la PA ha trasferito dal Centro-Nord al Mezzogiorno più di 50 miliardi di euro annui (tra il 15 e il 20 per cento del PIL del Meridione).[1] L’ammontare di questi trasferimenti è in buona parte automatico, nel senso che può essere letto come la conseguenza fisiologica della previsione costituzionale in base alla quale i servizi pubblici devono essere oggetto di perequazione per tutti i cittadini indipendentemente dal territorio in cui risiedono. L’opinione degli autori di questa nota è che il Mezzogiorno ha bisogno di maggiori investimenti, pubblici e privati. Tuttavia, la questione decisiva è la qualità delle istituzioni, che si traduce nell’efficienza degli investimenti, come spesso sostenuto dalla Svimez. Questa nota aggiorna stime eseguite da diversi autori nel passato, per mostrare come al Mezzogiorno – senza un recupero di efficienza delle istituzioni – incrementi anche consistenti dei trasferimenti correnti e in conto capitale hanno effetti molto modesti sul divario di reddito con il Centro-Nord. Massicci trasferimenti pubblici per investimenti, specie tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, hanno avuto effetti marginali e comunque non duraturi sui divari di reddito. Peraltro, i trasferimenti pubblici, correnti e in conto capitale, hanno svolto un ruolo decisivo nella formazione del debito pubblico dell’Italia. Leggi tutto “La mancata convergenza del Mezzogiorno: trasferimenti pubblici, investimenti e qualità delle istituzioni, di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, Ocpi, 2 ottobre 2020”
La spesa pubblica è troppo bassa al Sud? di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, Ocpi, 26/09/2020
Lo Stato spende di più per i cittadini del Centro-Nord che per quelli del Mezzogiorno? Al netto della spesa per interessi e di quella pensionistica – che lo Stato non può decidere come allocare a livello territoriale – la risposta è negativa. Se poi si tiene conto del diverso costo della vita, il Meridione sembra beneficiare di un trattamento migliore rispetto al Centro-Nord. Il fatto che la spesa nominale pro capite sia simile, ma il reddito e le entrate pro capite siano sensibilmente maggiori al Centro-Nord, fa sì che il peso della spesa della PA nelle regioni del Meridione sia molto maggiore. Di conseguenza, il Mezzogiorno riceve ogni anno cospicui trasferimenti pubblici dalle regioni a statuto ordinario più ricche, tutte del Centro-Nord.
*La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 26 settembre 2020. Leggi tutto “La spesa pubblica è troppo bassa al Sud? di Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, Ocpi, 26/09/2020”
Contratti aziendali: che sia la volta buona? di Giampaolo Galli, Inpiù 18/09/2020
Un’innovazione concordata già nel 2011 che stenta a diventare realtà
Confindustria e siandacati hanno ricominiciato a discutere di contratti. Stando alle dichiarazioni, la Confindustria di Bonomi è determinata a rafforzare il ruolo della contrattazione aziendale, come peraltro è previsto dal “Patto della Fabbrica” del 9 marzo 2018. Confindustria fa bene, dal momento che questo è l’unico modo per migliorare la produttività e le buste paga. La domanda è perché ciò non si sia realizzato fino ad oggi malgrado che su questo punto vi sia, almeno a parole, il consenso di tutti da gran tempo. L’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, il primo firmato anche dalla Cgil al termine di una poco fruttuosa stagione di accordi separati, era già assolutamente chiaro e anzi, semmai, bisogna rilevare che il “Patto della Fabbrica” fa un passo indietro perché, a differenza dell’accordo del 2011, non prevede che i contratti aziendali possano derogare ai contratti nazionali. Ce la si potrebbe prendere con gli interessi costituiti delle burocrazie sindacali e confindustriali, ma non si coglierebbe che un aspetto del problema.
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