Cashback, chi era costui? Ogni estate che si rispetti ha il suo piccolo caso e questo inizio dalle temperature tropicali non poteva essere da meno. La patata bollente in questo mese è il cashback di Stato, il bonus per i pagamenti elettronici con carte di credito, prepagate e debito (pensato per spingere i consumi da una parte e contrastare l’evasione dall’altra) promosso dal governo di Giuseppe Conte e che prevede un rimborso del 10% sulle transazioni effettuate con moneta elettronica per un massimale di spesa prevista di 1.500 a semestre.
Misura che l’ultima cabina di regia a Palazzo Chigi ha dichiarato soppressa a partire dal 1 luglio. Ed ecco la buccia di banana che ha fatto perdere per un istante l’equilibrio al governo di Mario Draghi. Il Movimento Cinque Stelle, fresco di redde rationem tra Conte e Beppe Grillo, si è schierato compatto contro lo stop al cashback. Alfiere della rivolta, l’ex ministro dello Sviluppo Economico, oggi responsabile dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli per il quale “la sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia”. Per i deputati grillini, invece, “tutto può essere migliorato, e siamo pronti a considerare interventi mirati sulla misura per eliminare alcune piccole distorsioni, ma archiviare il cashback nel secondo semestre 2021, ad appena 6 mesi dalla sua nascita, è fuori da ogni logica”.
A questo punto è più che lecito chiedersi se la misura della discordia sia davvero quel booster ai consumi immaginato da molti, oppure una misura da mettere in soffitta, senza troppi rimpianti. Formiche.net ha girato la domanda a Giampaolo Galli, economista in forza al Gruppo dei 20 della Fondazione Economia Tor Vergata e vicedirettore dell’Osservatorio sui Conti pubblici, guidato da Carlo Cottarelli.
“Certamente il cashback è una misura che si proponeva di incentivare i consumi. Tuttavia, dubito che abbia effettivamente conseguito questo risultato. In ogni caso, non conosco studi al riguardo sul caso italiano né so di altri Paesi che abbiano adottato lo stesso provvedimento. Certamente è un modo molto costoso per incentivare i consumi e poteva forse essere giustificato durante la pandemia, ma ora non ha più alcun senso. Ha fatto bene il governo a sospenderlo”, spiega Galli. Per il quale “il cashback non va confuso con la lotteria degli scontrini che è invece un provvedimento utile contro l’evasione. Su questa misura ci sono precedenti in altri Paesi che sono confortanti”.
Per Galli dunque, l’ora del cashback è suonata. Il parere dell’economista cambia però se l’argomento in questione sono i licenziamenti. Il governo ha raggiunto nella medesima cabina di regia un compromesso che poggia sulla possibilità per i settori più in crisi e che hanno fatto ricorso a massicce dosi di Cig, di usufruire della proroga del blocco. “Nelle condizioni date, mi sembra un buon compromesso. Il comunicato congiunto fra organizzazioni sindacali e datori di lavoro è un successo indubbio del governo. Certo, il costo è a carico dello Stato che si impegna a mettere a disposizione ulteriori mesi di Cig senza costi per le imprese. E deve essere chiaro che così non si può andare avanti a lungo”.
Decisamente più tiepido il giudizio sull’ulteriore slittamento delle notifiche di cartelle esattoriali. “Non mi sembra un gran provvedimento, ma forse è sensato. Far arrivare agli italiani 60 milioni di notifiche da parte dell’agente della riscossione il 1 luglio sarebbe stato un atto di involontario sadismo”. E il ritorno dell’inflazione? Per Galli non è il momento di andare nel pallone e farsi prendere dal panico. “La questione è se le banche centrali reagiranno con politiche meno espansive, il che per i Paesi ad alto debito come il nostro potrebbe essere un problema. Ma nelle ultime riunioni sia la Fed sia la Bce hanno confermato che continueranno a mantenere un orientamento fortemente espansivo della politica monetaria, strumenti non convenzionali inclusi”