Il professor Brunetta torna a dirci che nel novembre 2011 non eravamo affatto sul orlo del baratro e che il baratro vero, quello dell’economia reale, è stato causato dalle politiche di Monti. Non entro nel merito dei fatti e dei giudizi. Quello che non capisco è come faccia a dire che il risanamento dei conti pubblici, quello che ci consente oggi di uscire dalla procedura di infrazione, è merito del governo Berlusconi che avrebbe fatto manovre da ottanta miliardi. Ne sembra tanto convinto che nella risoluzione sul DEF ci ha indotto a scrivere che i conti pubblici sono stati messi in sicurezza dai precedenti governi, al plurale (ossia Monti e Berlusconi). Se Monti ha creato il baratro con una manovra da venti miliardi, com’è che le manovre fatte in precedenza per ben ottanta miliardi non avrebbero avuto alcun effetto recessivo. I casi sono due. O gli ottanta miliardi erano scritti sull’acqua a futura memoria – insomma fumo negli occhi dei mercati che infatti non ci hanno creduto – oppure al governo di cui lui era ministro vanno attribuiti circa quattro quinti della recessione nella quale siamo caduti.
Il punto è che il Prof Brunetta non può al tempo stesso attribuirsi il merito di aver risanato i conti e addossare ad altri la responsabilità della recessione.
Né può parlare a cuor leggero di “politiche economiche sbagliate implementate con la pistola alla tempia dello spread e dell’Europa a trazione tedesca”, dato che fu proprio lui a dire che la lettera della BCE dell’agosto 2011 altro non era se non una esplicitazione del vero progetto liberale di sempre del suo partito, anticipo del pareggio di bilancio al 2013 compreso. E’ ancora vero? Il pareggio nel 2013 fa ancora parte del vero progetto liberale?
Oggi, caro Brunetta, siamo nella stessa maggioranza e abbiamo le stesse responsabilità verso il Paese. La condizione per lavorare insieme proficuamente, come dobbiamo fare, è di ragionare pacatamente rispettandoci a vicenda. Io rispetto sinceramente la tua intelligenza prorompente. Buon lavoro, Presidente.