Qualcuno forse pensava che il vincolo di bilancio, l’ossessione dei politici di ogni colore, fosse scomparso. Forse perché pensava che, quando il debito è al 160% del pil, punto più punto meno faccia poca differenza. O forse perché pensava che Draghi potesse fare il miracolo di convincere i mercati che tutti i debiti sono buoni. Ovviamente non è così ed è toccato al ministro dell’Economia Franco di ricordarlo. Lo ha fatto col suo personale tono di basso profilo, ma la sua voce la si è sentita forte e chiara a proposito delle tre riforme che, con tutta evidenza, stanno più a cuore alla politica. La riforma fiscale innanzitutto, tema su cui tutti i partiti si sono esercitati a inventare sgravi in deficit. Ma per Franco, “per l’alleggerimento del prelievo non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti” e ha aggiunto “in particolare in questa fase”. Il che vuol dire che, con il debito al 160%, il vincolo di bilancio morde più del solito, non meno.
L’altra grande riforma che tanti aspettavano, quella degli ammortizzatori sociali, è stata rinviata alla legge di bilancio il che ha scontentato il Ministro del Lavoro, e, soprattutto, Landini che ha reiterato la sua richiesta di tenere bloccati i licenziamenti, ancora non si sa per quanto. La riforma degli ammortizzatori è per costruzione una riforma che richiede risorse aggiuntive, perché ciò che si vuole è l’estensione a tutti i settori e dimensioni aziendali di Cassa Integrazione e/o sussidi di disoccupazione; anzi per molti, la riforma deve andare oltre il tradizionale perimetro del lavoro dipendente per proteggere i lavoratori autonomi e persino i lavoratori in nero. Il problema è che i settori finora non coperti non hanno nessuna intenzione di accettare aumenti della contribuzione, il che significa che i soldi ce li deve mettere lo Stato. L’altro problema è che per aziende molto piccole (meno di 5 dipendenti) e per i lavoratori autonomi il problema dell’azzardo morale è quasi senza soluzione, il che rischia di produrre una lievitazione eccessiva dei costi.
La terza riforma è quella delle pensioni, dove occorre superare quota 100; il tema è esplosivo per una parte della maggioranza e anche questo è rinviato alla legge di bilancio. Grandi spese si giustificano quando si tratta di dare un sostegno – temporaneo – a persone e imprese messe in ginocchio dalla pandemia. Poi, almeno per la spesa corrente, si torna alla normalità, anche perché è forse bene aver presente che, malgrado Draghi, i mercati non ci considerano più affidabili della Grecia. Al nostro orgoglio nazionale fa male ricordarlo, ma il fatto è che il nostro spread rimane il più elevato dell’Eurozona, poco sopra i 100 punti base, lo stesso livello di quello greco.